In prima linea per il popolo etiope
Da novembre 2020 è in corso un violento conflitto nella regione del Tigray che è costato la vita a moltissime persone e ha portato alla migrazione di centinaia di migliaia di famiglie. Secondo i dati più recenti, 2,7 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare la loro casa, spostandosi in altre zone del Paese o nel vicino Sudan.
La situazione in Tigray
Il primo e più impellente problema è la sicurezza alimentare per le regioni del Tigray, di Amhara e Afar, in un contesto già ampiamente provato dall’invasione di locuste, dagli effetti della crisi ambientale e dalla recessione economica. Alcune zone della regione sono difficili da raggiungere e in alcuni casi è impossibile raccogliere informazioni affidabili sullo stato di alcune aree.
Gli sfollati da Afar e Amhara hanno accesso limitato ai servizi più elementari, in molti sono feriti. Le linee di comunicazione non funzionano e mancano acqua, cibo, carburante e contanti. Le norme igieniche sono difficili da rispettare, il che comporta il rischio di epidemie di colera o l’esplosione di focolai di Covid-19. In queste condizioni è ovviamente quasi impossibile vaccinarsi, e il rischio di contrarre il virus è molto elevato.
Tra tutti, donne e bambini sono i soggetti che hanno bisogno di maggiore attenzione. La mancanza di supporto psicologico ai piccoli che sono stati testimoni del conflitto si unisce all’aumento della malnutrizione e delle violenze sessuali nei confronti delle donne, che spesso non hanno modo di denunciare. I bambini rischiano di essere separati dai genitori e restare così senza protezione. Le donne non hanno possibilità di accedere ai servizi essenziali come l’assistenza prenatale e post-gravidanza.
In più è da settembre del 2020 che il Tigray è afflitto da inondazioni e invasione di locuste che hanno devastato i raccolti in Etiopia, causando già prima del conflitto una grave insicurezza alimentare. Solo a causa delle locuste, sono migrate 167mila persone di Afar e 144.490 di Amhara, costringendo le famiglie a trovare riparo ovunque, dentro le case di parenti, nelle scuole, in tenda.
Conseguenza del conflitto è anche l’importante sofferenza economica in Etiopia, dovuta agli alti tassi di inflazione aggravati dalle misure obbligatorie di prevenzione del Covid-19.
Cosa bisogna fare
Con l’aiuto dei nostri sostenitori, ActionAid Etiopia ha già investito 500mila dollari per gestire le prime risposte, ma ne servono molti di più. Siamo presenti nella zona del Tigray meridionale, a Raya Azebo, da 14 anni. Lavoriamo per creare lavoro e opportunità di sviluppo nei distretti vicini a Ofla Woreda che stanno soffrendo questa situazione. In questo momento di emergenza abbiamo dato supporto a 18mila persone con cibo e assistenza.
Gestiamo le situazioni di violenza contro le donne con programmi di sensibilizzazione e protezione dei più deboli, compresi giovani, persone con disabilità, sfollati e rifugiati. Tinebeb Berhane, la direttrice di ActionAid Etiopia, ha dichiarato:
“Le donne formate come soccorritrici da ActionAid stanno conducendo programmi di protezione per aiutare a combattere la crescente violenza e fornire spazi sicuri per donne e ragazze. Ma c’è un urgente bisogno di aumentare la nostra risposta per sostenere più donne e ragazze e comunità che affrontano una fame sempre più profonda“.
Abbiamo distribuito cibo e denaro per sopperire alla perdita di reddito e ai danni procurati dalle locuste. Stiamo creando zone per l’accesso ad acqua pulita e sicura, riparando anche le fonti d’acqua danneggiate dai conflitti. Stiamo distribuendo kit di igiene per le donne e le ragazze, il tutto mentre proseguono i nostri programmi scolastici.
L’accesso alle informazioni è garantito sul campo da persone che lavorano e vivono nell’area, in comunione con la gestione centrale che aiuta a coordinare la presenza della risposta umanitaria dove serve. Anche tramite la negoziazione degli accessi e della sicurezza per i nostri operatori, che in queste situazioni non è mai scontata.
All’interno di un contesto di conflitti armati e violenza, disastri ambientali, insicurezza alimentare e incertezza politica, questo nostro lavoro è vitale per garantire il supporto a una popolazione in emergenza.
Quella del Tigray è una crisi umanitaria che non può essere ignorata!
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Causale Emergenza Etiopia