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Nel 2015 il Nepal ha adottato una nuova Costituzione che riconosce finalmente le libertà civili fondamentali come, ad esempio, la libertà di credo. Questo cambiamento epocale sta spingendo la società civile verso una maggiore tolleranza religiosa, in particolare nei confronti delle minoranze buddiste e musulmane, dopo una lunga fase di intolleranza determinata dalla Monarchia Induista, che ha governato il Paese per 240 anni fino alla fine della guerra civile nel 2006.
L’osservatorio politico Freedom House indica tuttavia il Paese come parzialmente libero, poiché ancora oggi alcuni leader delle minoranze religiose ricevono minacce, le proteste civili sono represse con la violenza e il livello di corruzione è ancora molto alto.
Circa l’80% della popolazione nepalese vive in aree rurali. Il basso tasso di alfabetizzazione, con una profonda disparità tra uomini e donne, è uno dei maggiori problemi che affliggono il Paese. Il Nepal vive inoltre la piaga del lavoro minorile, conseguenza di anni di guerra civile in cui sono stati arruolati migliaia di bambini soldato.
La violenza di genere rimane uno dei maggiori problemi del Paese. Il numero degli stupri riportati dal 2016 al 2017 è raddoppiato. Seppure questo incremento può essere attribuito ad una maggior consapevolezza delle donne, che le spinge a denunciare con minor timore, il dato rimane comunque preoccupante.
Nel Paese è molto diffusa la pratica del “Chaupadi”, che considera le donne e le ragazze impure durante il periodo mestruale e spesso anche dopo il parto, e che le costringe ad allontanarsi dalla propria casa trovando rifugio dove possibile, spesso in un luogo piccolo e insicuro come una capanna o una stalla. Questa pratica tradizionale porta le donne all’isolamento e ad essere esposte a molte forme di violenza. Fortunatamente, nel 2018 è stata approvata una legge che criminalizza il “Chaupadi”.
Lavoriamo in Nepal dal 1982, in particolare al fianco delle donne per promuovere i loro diritti.
Dal 2009 lavoriamo nella regione Centro-occidentale del Paese, dove la pratica del “Chaupadi” è più diffusa (le donne mestruate sono considerate impure a tal punto da doverle allontanare da casa), per coinvolgere e sensibilizzare gruppi di donne e di organizzazioni locali e per realizzare ricerche ed analisi dei fattori interni ed esterni che caratterizzano gli ambienti in cui questa pratica viene adottata. Conduciamo una vera e propria campagna di sensibilizzazione volta a coinvolgere anche capi famiglia, leader religiosi e tutti coloro che sono identificati come un possibile ostacolo al cambiamento.
Inoltre, lavoriamo per ridurre l’assenteismo scolastico delle ragazze durante il periodo mestruale e organizziamo corsi di formazione sull’igiene intima e sulla preparazione di assorbenti fatti in casa.
Grazie a queste attività, nel 2018 numerose donne e capi tradizionali hanno cominciato a parlare e a criticare in pubblico la pratica del “Chaupadi” .
Partecipiamo attivamente a movimenti sociali nazionali e network che lavorano per promuovere i diritti delle donne, in particolare affinché questo tema diventi centrale nell’agenda politica nazionale.