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L’India è il secondo Paese più popoloso al mondo e si prevede che entro il 2025 la sua popolazione supererà quella della Cina.
Il Paese è governato da una solida democrazia elettorale, caratterizzata da un un sistema multipartitico a livello federale e statale; tuttavia, il tasso di corruzione è molto alto. Nonostante la Costituzione garantisca la libertà di espressione, le molestie e la violenza contro i giornalisti sono in aumento, così come gli attacchi motivati da questioni religiose contro le minoranze. I gruppi minoritari indiani - in particolare i musulmani, i Dalit e le comunità di Adivasi - godono dell’uguaglianza legale e talvolta beneficiano di programmi che garantiscono pari opportunità, tuttavia, rimangono emarginati economicamente e socialmente.
Nonostante l’economia indiana sia in crescita, il Paese si confronta quotidianamente con problemi sociali, economici ed ambientali. Quasi 294 milioni di indiani vivono con meno di un dollaro al giorno e lottano per la propria sopravvivenza in una società caratterizzata da emarginazione, mancanza d’istruzione, occupazione e servizi di base, problemi di salute e disparità tra i sessi. Quasi 200 milioni di persone sono malnutrite: il 38% dei bambini sotto i cinque anni soffre la fame e oltre la metà delle donne incinte tra i 15 e i 49 anni soffrono di malnutrizione e anemia. 39 bambini ogni 1.000 muoiono prima del compimento dei 5 anni di vita.
La condizione delle donne in India è tra le più gravi al mondo: ogni anno, quasi 120.000 donne muoiono durante la gravidanza o non superano il parto.
Il 37% delle donne subisce violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita e in 10 anni il numero di stupri denunciati è aumentato di circa il 7,5%: dal 2004 al 2013 si è passati da 18mila a 38 mila casi.
I dati ILO sull’accesso al mercato del lavoro in India mostrano come la strada verso la parità di genere sia ancora lunga. Infatti, la popolazione femminile disoccupata è pari a 437 milioni rispetto ai 291 milioni di uomini.
L’India è uno dei primi Paesi in cui abbiamo abbiamo avviato le nostre attività di sviluppo; siamo presenti in questo territorio dal 1972, anno in cui abbiamo avviato un progetto che mirava a promuovere l’istruzione primaria.
Ad oggi, lavoriamo in 10 Stati del Paese per promuovere iniziative di sensibilizzazione sul tema del lavoro domestico. Grazie a queste attività, si sono formati dei collettivi che mirano a tutelare il lavoro domestico femminile. Infatti, in questo Paese la vulnerabilità delle donne è esacerbata dall’incrocio di più fattori: la povertà, il genere, l’appartenenza ad una determinata casta o religione. I collettivi nati grazie al nostro supporto mirano a voler diventare delle vere e proprie Agenzie in grado di sfidare il potere nascosto e il patriarcato.
Nello Stato del West Bengal nel 2018 un gruppo di persone è riuscito a costituire un vero e proprio sindacato, composto 6.000 donne appartenenti a 6 distretti differenti. Oggi, il West Bengal è il primo Stato indiano ad avere un sindacato per la tutela del lavoro domestico.
Nel corso dell’ultimo anno abbiamo lanciato un’iniziativa chiamate Fair employers, nell’ambito della quale sono stati premiati 2.000 datori di lavoro che hanno assicurato stipendi giusti e condizioni di lavoro dignitose ai propri dipendenti.
Inoltre, lavoriamo in 16 Stati per promuovere la creazione di un “mercato unico del lavoro”, che unisca il settore del lavoro informale con quello del lavoro formale. Per raggiungere questo obiettivo, nel 2018 abbiamo lanciato una piattaforma nazionale in grado di facilitare l’accesso alle informazioni ai lavoratori informali e abbiamo organizzato mobilitazioni e attività di policy e advocacy a livello nazionale e ideato una “Carta dei lavoratori”.
Nelle aree rurali di 14 Stati, al contempo, lavoriamo per promuovere il diritto alla terra dei contadini e nel 2018 abbiamo mobilitato le comunità locali per chiedere una riforma agraria.