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Le 150 persone ancora a bordo della nave Diciotti devono essere fatte sbarcare immediatamente e devono beneficiare di tutte le garanzie definite dalla normativa nazionale, comunitaria e dalle convenzioni internazionali, così come fatto ieri sera con i 29 minori dopo la pressione della società civile, delle organizzazioni umanitarie e il sopralluogo del Procuratore di Agrigento”.

Vogliamo sottolineare come lo stallo istituzionale del caso Diciotti sia un pericoloso esempio di violazioni delle garanzie costituzionali e di contrazione dei diritti dei cittadini stranieri.

Le conseguenze di queste scelte non riguardano solo i migranti, ma riguardano tutti noi e la nostra democrazia. Non basta più ricordare che esiste uno stato di diritto che va tutelato al pari delle leggi internazionali, così come non basta più denunciare che la Libia è un inferno e che il governo italiano – insieme a quelli degli altri paesi europei – è complice e non scongiura in nessun modo il principio di non-respingimento. Ricordiamo infatti che secondo l’art. 40 del codice penale ‘non impedire un evento che si ha obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo’” dichiara Marco De Ponte, nostro segretario generale. “Esponenti del nostro governo stanno al contrario minacciando di respingere i migranti verso la Libia, un trattamento che già in passato è valso all’Italia la condanna da parte della Corte europea dei Diritti dell’uomo. Lo sbarco imposto dalla magistratura non cancella peraltro il trattenimento illegale dei minori in violazione di tutte le convenzioni internazionali che ne regolano la tutela in ottemperanza al “superiore interesse del minore”.

La soluzione di questa vicenda non può essere oggetto di trattative. La strada tracciata dall’art.10 in tema di diritto d’asilo e dall’art. 13 della Costituzione in tema di inviolabilità della libertà personale rappresentano una prospettiva inaggirabile. Facciamo appello alla funzione di garanzia e sorveglianza del Presidente della Repubblica affinché non si ripetano episodi del genere.  Non è sufficiente che la Diciotti non si trovi in uno stato di pericolo incombente per non applicare la normativa internazionale. Solo lo sbarco conclude le operazioni di ricerca e soccorso e lo stato che ha coordinato le operazioni ha l’obbligo di garantire la sicurezza delle persone salvate. Il sopralluogo del procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio a bordo della Diciotti per una ispezione della nave per verificare violazioni dei diritti delle persone trattenute e di possibili illeciti penali, conferma come non sia più rinviabile una soluzione rapida per la salvaguardia dei diritti attualmente a rischio, per le condizioni materiali delle persone a bordo e per la qualità della nostra democrazia.

Nel clima di ostilità verso i migranti attuale seguiamo con preoccupazione la presentazione della bozza di Decreto denominato Pacchetto Salvini che modificherebbe la normativa vigente su protezione umanitaria, centri di accoglienza, rimpatrio e diritti dei richiedenti asilo. Se le anticipazioni fossero confermate si sancirebbe una contrazione ulteriore del diritto dei migranti e si solleverebbe ancora una questione di democrazia. Al momento queste questioni non toccano i cittadini italiani ed europei, ma questo costituirebbe un pericoloso precedente. Siamo di fronte a un meccanismo decisionale profondamente alterato che sta erodendo le basi stesse della nostra democrazia. La società civile ha dato prova di solidarietà attiva manifestando le proprie ragioni da giorni e ancor di più ieri al porto di Catania determinando assieme alla magistratura l’evolversi della situazione: continueremo a presidiare e a mantenere alta l’attenzione sui diritti di tutti.

Ci rivolgiamo alla Commissione Europea, che domani ha convocato una riunione d’urgenza per affrontare il nodo sbarchi, per chiedere di dare risposte responsabili e all’interno dell’ordinamento giuridico. Redistribuzione dei migranti a parte è esecrabile che qualsiasi trattativa avvenga sulla pelle delle persone e con il ricatto di un trattenimento illegittimo.

Invitiamo dunque il governo italiano e il ministro dell’interno e gli esecutivi e gli omologhi europei ad agire nel pieno rispetto dei diritti umani, dei trattati internazionali, del diritto dell’Unione, nonché dell’ordinamento e della costituzione italiana, a partire dall’obbligo di soccorso fino alla necessità di rispettare il principio di non respingimento. Così come impone il diritto internazionale ‘i comandanti delle navi che battono la propria bandiera nazionale a prestare assistenza a chiunque venga trovato in mare in pericolo di vita, di informare le autorità competenti, di fornire ai soggetti recuperati le prime cure e di trasferirli nel più breve tempo possibile in un luogo sicuro’.

Foto credit: Vita.it

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