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Il rapporto in 14 Paesi

A quasi un anno e mezzo dallo scoppio della guerra in Ucraina, l’impatto del conflitto causato dall’aumento del costo delle materie prime continua a intensificarsi in alcuni dei luoghi più vulnerabili al mondo.

Infatti, le famiglie arrivano a spendere fino a dieci volte quello che pagavano 16 mesi fa per acquistare generi, alimentari e non, di prima necessità.

È quanto evidenzia la nostra indagine condotta su oltre 1.000 persone, fra semplici cittadini e leader di comunità, in 14 Paesi di Africa, Asia e Caraibi.

Lo studio ha rilevato un notevole aumento dei prezzi, nonostante la tendenza indicata nell’Indice dei prezzi alimentari pubblicato dalla FAO mostri un calo dell’11,7% dal febbraio 2022. L’aumento dei prezzi è particolarmente allarmante in un periodo in cui, nelle comunità intervistate, i redditi sono diminuiti di quasi un quarto, con punte che in Etiopia, nell’area di Guna, hanno raggiunto meno 133%. Quasi i tre quarti (74%) degli intervistati hanno inoltre ammesso di aver cambiato la propria dieta scegliendo alimenti di bassa qualità, mentre più della metà (59%) ha dichiarato che le persone della propria comunità si sono indebitate.

“Questa ricerca dimostra come dall’inizio della guerra in Ucraina, le persone più vulnerabili in tutto il mondo stanno sopportando il peso dell’aumento vertiginoso dei prezzi del cibo, carburante e fertilizzanti. Le donne e le ragazze sono le più colpite, e in modo sproporzionato, da crisi multiple che hanno un impatto sull’alimentazione, sull’istruzione, sul diritto a vivere senza il rischio di contrarre un matrimonio in giovanissima età con pesanti conseguenze per la loro salute e benessere mentale” dichiara Alberta Guerra, nostra Global Policy Analyst e Coordinatrice della ricerca.

L’aumento dei prezzi

Nel periodo monitorato i prezzi della pasta e dei fertilizzanti sono aumentati in media di oltre il 115%, i costi della benzina dell’80%. Dall’inizio della guerra, nei mercati locali e nelle comunità dei Paesi che abbiamo preso in esame, le comunità spendono in media il doppio (101% in più) per una pagnotta di pane (con un aumento fino al 614% nel distretto di Binga, in Zimbabwe), lo zucchero è aumentato in media del 59% (più dell’800% nel distretto di Binga, in Zimbabwe), l’olio del 57%, il gas per cucinare del 47%. Non sono esenti anche generi non alimentare come gli assorbenti, il cui costo è salito in media dell’83%. Lo Zimbabwe risulta essere uno dei paesi più colpiti da questi aumenti: in alcuni distretti la popolazione ha riferito che i prezzi della benzina sono aumentati di oltre il 900%, quelli della pasta fino al 750%, i costi dei fertilizzanti di oltre il 700% e gli assorbenti costano oltre il 600% in più.

“I prezzi del cibo e del carburante in Zimbabwe sono aumentati quasi quotidianamente, colpendo più duramente le numerose famiglie del Paese che vivono al di sotto della soglia di povertà. In alcune aree, alcune famiglie non possono permettersi nemmeno un pasto al giorno perché i prezzi dei generi alimentari sono andati completamente fuori controllo, lasciando molti a lottare per la sopravvivenza, un giorno alla volta, senza sapere da dove arriverà il prossimo pasto” afferma Joy Mabenge, Direttore di ActionAid Zimbabwe.

Matrimoni infantili in aumento e istruzione a rischio

Gli aumenti rilevati portano con sé pesanti conseguenze sulle popolazioni locali, soprattutto per quanto riguarda il futuro di donne e bambini.

Non a caso i leader delle comunità di 10 Paesi hanno dichiarato che nelle loro aree locali i tassi di matrimonio infantile sono in aumento, mentre peggiora anche la salute mentale nelle comunità più colpite: più della metà degli intervistati ha affermato che l’aumento dei prezzi li ha fatti sentire senza speranza (53%), suscitando preoccupazioni sull’impatto che la crisi sta avendo sul benessere emotivo delle famiglie.

La crisi economica a livello familiare minaccia le prospettive educative dei bambini. In 10 dei 14 paesi esaminati i tassi di abbandono scolastico sono aumentati sia per le ragazze sia per i ragazzi, mentre la pressione economica creata dall’aumento dei prezzi ha portato anche a un aumento dei casi di matrimonio infantile. Le ragazze hanno riferito di aver abbandonato la scuola anche a causa dell’aumento delle gravidanze adolescenziali.

Una delle intervistate nel distretto di Sunamganj, in Bangladesh spiega: “l’istruzione è molto meno importante del guadagno di cibo per la sopravvivenza. I ragazzi devono lavorare nelle cave di pietra o nell’estrazione di sabbia per 300 Taka (poco più di 2,5 euro – ndr) al giorno nel fiume Jadukata. Per questo motivo saltano la scuola”.

Le nostre richieste

I Paesi coinvolti nell’indagine stanno affrontando gli impatti di crisi intersecate tra loro, come i disastri climatici, le conseguenze del conflitto in Ucraina ma anche lo stress da debito estero e il forte deprezzamento delle loro valute locali. 

Noi di ActionAid chiediamo quindi un approccio olistico e finanziamenti adeguati che affrontino queste crisi interconnesse. 

“È necessario introdurre con urgenza misure di protezione sociale, tra cui servizi di istruzione e pasti scolastici gratuiti, per assistere le famiglie più a rischio. A più lungo termine, i governi che dipendono dalle importazioni di cibo devono anche investire in riserve alimentari nazionali e regionali per agire da cuscinetto e ridurre la vulnerabilità dei Paesi alla carenza di cibo e all’aumento dei prezzi. Gli impatti catastrofici a cui stiamo assistendo rendono chiaro il motivo per cui una giusta transizione verso le energie rinnovabili e le pratiche agricole agroecologiche è necessaria ora più che mai, sia per proteggere le comunità dagli shock sia per offrire resilienza contro la crisi climatica. Non c’è tempo da perdere” conclude Alberta Guerra.

Il Report (in inglese)
Photocredit: Victoria Onelien/ActionAid

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