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La partecipazione non è solo una parola o un metodo, è un diritto e lo è per tutti e tutte, a prescindere dalla maggiore età, che decreta ufficialmente il diritto al voto.

La partecipazione degli studenti e delle studentesse è un requisito fondamentale per favorire una cultura democratica a scuola; qui, infatti, è possibile creare ambienti aperti alla partecipazione che i e le giovani possono sperimentare, sia nell’ambito della governance e processi decisionali, sia nell’ambito delle pratiche e metodologie didattiche.

Il coinvolgimento attivo degli studenti nel mondo scolastico è quindi un aspetto fondamentale per contrastare le diseguaglianze educative e, anche per prevenire la dispersione scolastica.

Intorno al 20% della responsabilità di variabilità di impegno e di successo formativo può essere attribuita alle caratteristiche della scuola che si frequenta. Una di queste caratteristiche è la possibilità per studenti e studentesse di partecipare ai processi decisionali all’interno della scuola.

Il benessere e la crescita di studenti dipendono infatti da due famiglie di fattori inerenti alla scuola:

  • le strutture e risorse (queste ultime sia economiche che umane), ad esempio la possibilità di avere spazi per poter fare assemblee o la formalizzazione di strutture precise di rappresentanza studentesca;
  • le pratiche che la scuola mette in atto, come la possibilità di co-progettare le lezioni insieme ai docenti o i sistemi di valutazione.

Nonostante la normativa nazionale preveda una serie di spazi e strumenti di partecipazione degli studenti e garantisca dei margini di autorganizzazione, nell’effettiva applicazione si riscontrano ancora una serie di ostacoli alla reale e non manipolata partecipazione degli e delle studenti, nonché uno svuotamento graduale degli spazi di partecipazione.

Da indagini e focus group svolti, il ruolo di rappresentante è spesso svalutato e vissuto in maniera riduttiva. Gli e le studenti evidenziano una mancanza di consapevolezza rispetto al ruolo di rappresentante e degli strumenti a disposizione: emerge anche la difficoltà di superare manipolazione, decorazione e partecipazione simbolica. A ciò si aggiunge l’evidente squilibrio di potere degli studenti all’interno degli organi collegiali, che non crea un contesto abilitante al confronto, allo scambio reciproco e alla presa in considerazione delle richieste della popolazione studentesca. Anche le consulte sono percepite come distanti, al punto che in alcune scuole non si eleggono i e le rappresentanti perché considerate strumenti che non hanno il potere di incidere realmente. Il Fast, organo di rappresentanza dei principali movimenti studenteschi a livello nazionale, è un luogo che ha visto eroso il proprio potenziale, tant’è che negli ultimi anni è stato convocato dal Ministero a singhiozzo.

Già prima dell’emergenza sanitaria pandemica, nel 45% dei casi le assemblee di classe venivano indette poche volte l’anno o mai, e con la chiusura delle scuole, le opportunità di assemblea si sono ulteriormente ridotte: il 38% delle classi non ha organizzato assemblee online, mentre il 40% ha continuato seppur in misura minore rispetto a prima. Nei casi delle assemblee di istituto i dati sono ancora più scoraggianti.

Dati più bassi risultano in particolare in Istituti tecnici, ma ancora più nella formazione professionale, dove addirittura non è prevista una normativa unica che disciplini la partecipazione alla governance scolastica ed, eccetto in alcuni casi di nostra conoscenza, le assemblee di classe. 

Cosa spinge studenti e studentesse a partecipare a scuola?

Le ragazze sono mediamente più spinte dal senso di responsabilità e dalla voglia di far sentire la propria voce rispetto ai ragazzi, che invece sono maggiormente mossi dalla voglia di socializzare e dalla partecipazione dei loro amici. Eppure, le ragazze, sono anche coloro che accedono meno a ruoli di rappresentanza. Dai dati emerge molto chiaramente anche come un buon rendimento scolastico sia fortemente associato con la partecipazione e l’interesse per le assemblee e gli strumenti di partecipazione in generale.

Testimonianza

“Mi impegno attraverso le consulte studentesche perché penso che gli strumenti di rappresentanza siano fondamentali per trasformare la scuola. Molto questi spazi sono impossibili da attraversare per studenti perché non esiste un processo democratico al loro interno. Ad esempio, i convitti nazionali e gli educandati non hanno consiglio d’istituto, la burocratizzazione spesso svuota questi spazi del confronto e del loro potere decisionale. Noi alla politica chiediamo che si smetta di avere un approccio ipocrita nei confronti di studenti, che si inizi ad ascoltarli realmente e non solo formalmente”

Beatrice – Unione degli Studenti

Insieme ad altri soggetti rilevanti a livello nazionale e in linea con indicazioni europee e italiane, invitiamo ogni comunità educante territoriale a interrogarsi profondamente sull’importanza di promuovere pratiche educative partecipative e rafforzare una cultura e governance democratica nelle nostre scuole.

È necessario immaginare nuove o rinnovate forme di governance democratica anche normata e monitorare che la partecipazione dei giovani non sia manipolata o solo decorativa.

È urgente dedicare tempo ed energie al coinvolgimento attivo anche di studenti e studentesse che presentano maggiori vulnerabilità o situazioni di diseguaglianze.

Si chiede che il Ministero dell’Istruzione e del Merito, così come i responsabili politici, si attivino per ampliare il diritto alla partecipazione attraverso l’inserimento nelle Linee di educazione civica di priorità formative sul tema della democrazia e partecipazione e la revisione dei Decreti delega in ottica di rafforzamento partecipazione studenti, ma anche per dare finalmente risposta su temi quali l’educazione sessuale, l’inclusione e il benessere a partire dalla scuola.

La nostra partecipazione nel programma Education

A prescindere dall’obiettivo specifico dei suoi programmi di prevenzione e contrasto delle diseguaglianze educative, ActionAid mette al centro la youth leadership e il protagonismo di ragazze e ragazzi di ogni processo utilizzando due modelli e scale specifiche: HART e LUNDY.

In particolare, i percorsi sono sviluppati a partire da una mappatura e un’analisi dei contesti di intervento, al fine di fotografare l’esistente e raccogliere bisogni e risorse delle comunità coinvolte e in particolare i e le studentesse per integrarli nelle azioni programmatiche. In secondo luogo, dopo una prima fase fortemente incentrata sull’empowerment, i ragazzi e le ragazze applicano le competenze acquisite all’interno di programmi di educazione tra pari, di bilancio partecipativo e di co-progettazione territoriale nonché si attivano a livello locale formulando delle proposte di advocacy e campaigning o partecipano alla definizione di richieste politiche nazionali.

Abbiamo inoltre sviluppato un percorso di capacity building e empowerment dedicato sia al corpo docente e dirigente di scuole secondarie di primo e secondo grado, sia a studenti rappresentanti di classe e/o di istituto. Si segnala che questo aspetto è il focus  di una convenzione di ricerca tra ActionAid e l’istituto di ricerca Indire sulla Leadership condivisa a scuola, che prevede azioni formative e di coprogettazione con il corpo docente.