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Rispettiamo la terra con l’agroecologia

Inondazioni, siccità, raccolti rovinati. Il cambiamento climatico è una minaccia, per alcuni invisibile, ma inesorabile. L’inasprimento delle condizioni per la coltivazione della terra e la mancanza d’acqua stanno mettendo in difficoltà molti piccoli agricoltori, e la risposta può essere solo una: sostenibilità.

Combattiamo il cambiamento climatico

Il 5 giugno 2021 è stata la Giornata Mondiale dell’Ambiente: un’occasione importante la cui tematica principale ha ruotato intorno al ripristino degli ecosistemi per prevenire e fermare i danni già procurati al pianeta. Il piano di ripristino parte dall’idea di restituire alla terra gli alberi e le risorse naturali che le servono per sopravvivere: a partire dalle foreste, fino alle montagne e al mare, ristabilire le biodiversità è l’unico modo per far tornare l’equilibrio.

Il rispetto della terra è un discorso che si lega in particolar modo alle realtà dei piccoli agricoltori: secondo uno studio recente dell’ONU, sono loro la risorsa di un terzo del cibo prodotto in tutto il mondo. Ogni piccola azienda agricola lavora per la maggior parte su campi di due ettari: occupano e sfruttano solo il 12% di tutto il terreno coltivabile del pianeta, riuscendo a rispondere alle esigenze del 35% del mercato mondiale. È importante parlarne per comprendere come, attraverso il sostegno all’agricoltura familiare e il miglioramento dei mezzi di sussistenza di questi coltivatori, sarebbe possibile rispettare molti degli Obiettivi dell’Agenda ONU. Non solo il punto 13 sul cambiamento climatico, ma una parte dell’obiettivo 1 contro la povertà, dell’obiettivo 2 contro la fame, dell’obiettivo 10 per ridurre le diseguaglianze e del 12, che invita al consumo e alle produzioni responsabili.

Il sostegno all’agroecologia

Promuovere azioni a tutti i livelli per combattere il cambiamento climatico”. Questo è, in breve, il testo dell’obiettivo 13 agenda 2030. Per rispettarlo servono soluzioni moderne (e sostenibili) come l’agroecologia. Soprattutto nelle regioni del mondo in cui l’agricoltura è una fonte essenziale di sussistenza.

In Cambogia, per esempio, le comunità agricole sono la maggioranza, e soffrono da sempre di molte limitazioni. La siccità della stagione secca rende difficile la coltivazione del riso, l’abuso dei composti chimici rovina la terra e i raccolti, la mancanza di una vera e propria formazione impedisce alle famiglie di ottimizzare l’uso della loro terra.

Tramite la nostra divisione cambogiana e in collaborazione con i partner locali è stato possibile portare un cambiamento importante, grazie a interventi di empowerment. Abbiamo innanzitutto procurato 5 pompe a funzionamento solare per la distribuzione dell’acqua a 41 agricoltori, tra cui 35 donne; abbiamo organizzato incontri e lezioni per insegnare i principi dell’agroecologia; e ci siamo impegnati per sensibilizzare sui danni causati dai pesticidi chimici ai raccolti e alla salute.

Tra questi interventi abbiamo elaborato anche diversi piani di controllo, ogni 3 o 6 mesi in base alla zona, per verificare il rispetto della produzione annuale e l’eventuale emergere di altre problematiche. Oltre all’organizzazione di 6 facilitatori di agroecologia, tra cui 3 donne, le azioni di empowerment sono proseguite verso la costituzione di gruppi di sostegno che mettessero in contatto i vari coltivatori. Nella provincia di Siem Reap, ad esempio, 15 agricoltori di cui 13 donne sono stati invitati a condividere i semi tradizionali gli uni con gli altri durante una cerimonia. Questo ha portato alla coltivazione di melanzane, patate, erbe e molto altro ancora in zone diverse.

L’impatto reale del cambiamento

Kemsroun e suo marito, Vuth Sokh, vivono a Srayov nella regione di Kampong Thom. Sono passati 5 anni da quando hanno iniziato a partecipare alle attività di formazione. All’inizio, ricorda Kemsroun, comprava molte sostanze chimiche al mercato per far crescere il suo raccolto. Ma più ne usava, più il raccolto andava male a causa dei parassiti. Dal 2015, però, le cose hanno iniziato a funzionare con l’arrivo dei corsi per imparare i principi base dell’agroecologia, dove ha approfondito tematiche come quella dei fertilizzanti naturali, delle tecniche di coltivazione e di crescita e molto altro. Dopo poco tempo, Kemsroun è riuscita a portare a casa non solo cibo per la famiglia, ma anche a vendere i suoi prodotti al mercato locale. Con un obiettivo ben preciso in mente: riuscire a mandare la sua quarta figlia all’università. Dimostrando, ancora una volta, come un intervento di formazione mirata a un aspetto specifico della vita di una famiglia, abbia un effetto domino anche su tutto il resto.

Photocredit: Daniel Jukes/ActionAid – Karin Schermbrucker/ActionAid – Turjoy Chowdhury/ActionAid

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