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Diritti e Giustizia

Di Brandon Wu, ActionAid USA – Direttore delle politiche e delle campagne.

Dopo quattro anni di ultra nazionalismo e xenofobia portati avanti con lo slogan “America First”, ActionAid USA è entusiasta di lavorare con una nuova amministrazione che ha a cuore la costruzione di relazioni proficue con il resto del mondo. Tuttavia, riconosciamo anche che il rapporto del nostro Paese con il resto del mondo è sempre stato teso, ben prima che Donald Trump portasse il nazionalismo bianco direttamente alla Casa Bianca.

I miti che ci raccontiamo su come gli Stati Uniti sono percepiti in tutto il mondo sono intrisi dell’idea di essere il “bravo ragazzo” che salva il mondo per il bene della democrazia. Spesso, però, gli Stati Uniti sono visti come un prepotente, una potenza imperiale che usa belle parole sulla democrazia e sui diritti umani, ma che poi usa sempre la sua forza economica e politica per promuovere i propri interessi, spesso a spese di tutti gli altri. Per citare un organizzatore locale “Questo potrebbe essere l’ultimo giorno di Trump in carica, ma sicuramente non è l’ultimo giorno dell’imperialismo statunitense”.

Ma ci sono azioni concrete che l’amministrazione Biden può intraprendere per voltare pagina e costruire Stati Uniti più giusti, anche per quanto riguarda il nostro posto nel mondo. Eccone alcuni:

Solidarietà e aiuto per la lotta al COVID nel mondo

La massima priorità della nuova amministrazione, giustamente, è affrontare la pandemia che l’amministrazione Trump ha gestito così male da portare il numero delle vittime, tuttora in aumento, a 400.000. E’ assolutamente indispensabile un piano nazionale completo, che includa un sostegno economico per le famiglie in difficoltà. Oltre a ribaltare la situazione creata dal COVID internamente, l’amministrazione Biden deve considerare anche gli impatti del COVID sui paesi e sulle comunità più vulnerabili del mondo. Stanno già dilagando le voci riguardo l’appropriazione da parte dei paesi più ricchi delle scorte scorte mondiali di vaccini. La stessa ricerca di ActionAid ha dimostrato che il COVID ha esacerbato situazioni di crisi riguardanti la sicurezza alimentare e la violenza di genere nei paesi in via di sviluppo, mentre istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale (FMI) hanno sfruttato queste crisi per imporre ulteriori programmi di austerità economica a questi paesi.

Il governo degli Stati Uniti, sotto una nuova amministrazione, deve utilizzare le vaste risorse a sua disposizione per mobilitare aiuti per le persone comuni qui nel paese, e per fornire un sostegno estremamente necessario ai paesi più poveri alle prese con una pandemia che ha aggravato le crisi esistenti di debito, austerità, cambiamento climatico e molto altro.

Riformare la democrazia in patria

Gli Stati Uniti amano propagandare la “democrazia” come motivo per intervenire in altri paesi, ironicamente spesso a spese di governi democraticamente eletti che sono antitetici per alcuni interessi nazionali percepiti negli Stati Uniti (di solito gli interessi delle élite e delle grosse corporation). L’ascesa di un movimento antidemocratico e neofascista proprio qui in patria, come tragicamente rivelato al mondo durante il violento assalto al Campidoglio il 6 gennaio, lo rende ancora più trasparente e farsesco.

L’amministrazione, insieme al Congresso, dovrebbe immediatamente attuare riforme del nostro processo democratico per garantire che la nostra democrazia sia veramente inclusiva, con ogni voce che conta tanto quanto ogni altra. Ciò significa di tutto, dall’inversione delle tendenze di soppressione degli elettori a carico razziale al rendere il Distretto della Colombia uno stato in modo che tutti nel paese abbiano una rappresentanza al Congresso. Questo tipo di riforma della democrazia è essenziale per garantire che il nostro governo sia al servizio della volontà popolare e sostenga un contratto sociale in cui siano tutelati i diritti di tutti.

Una vera agenda per la giustizia climatica globale

Rientrare nell’accordo di Parigi sul cambiamento climatico è solo l’inizio. La comunità globale non ha motivo di prendere sul serio gli Stati Uniti quando si tratta di cambiamento climatico. Abbiamo “annacquato” due distinti accordi globali sull’azione per il clima e poi ci siamo rifiutati di aderirvi (il Protocollo di Kyoto) o ci siamo ritirati da essi (l’accordo di Parigi). Nel frattempo non siamo riusciti a ridurre in modo significativo le nostre emissioni di gas a effetto serra, complicando ulteriormente una situazione già grave da cui sarà estremamente sfidante uscire.

Data questa storia, l’unico modo con cui possiamo dimostrare che vogliamo affrontare seriamente la crisi climatica in cooperazione con il resto del mondo è fare la nostra giusta parte. Ciò significa una riduzione urgente delle emissioni qui a livello nazionale e un enorme aumento del sostegno internazionale che forniamo ai paesi più poveri. Per anni sul clima gli Stati Uniti hanno parlato molto senza compiere alcun passo significativo. Questo deve cambiare immediatamente, e mentre il Congresso deve svolgere un ruolo, Biden (e John Kerry) possono facilmente fare un primo passo oltre alla semplice riadesione all’accordo di Parigi. Un nuovo significativo impegno nei confronti del Fondo verde per il clima e un processo per lo sviluppo di un nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni molto più ambizioso, in linea con la nostra giusta quota, sarebbero un buon inizio.

Rifiutare l’agricoltura aziendale e passare all’agroecologia

Il nostro attuale sistema alimentare è costruito a vantaggio degli interessi delle grandi aziende agroalimentari, non degli agricoltori, dei consumatori o del pianeta. Negli Stati Uniti, le comunità rurali stanno scomparendo mentre le aziende agricole a conduzione familiare vengono inghiottite dalle grandi aziende dell’agroalimentare, i lavoratori agricoli continuano a essere sfruttati e le comunità indigene e le persone di colore lottano per accedere alla terra mentre i ricchi accumulano terreni agricoli come investimento speculativo. All’estero, le crisi alimentari sono esacerbate dalla pandemia da COVID, mentre i piccoli agricoltori, molti dei quali sono donne, lottano per vivere in modo sostenibile. Nel frattempo, il modello di agricoltura industriale è una fonte massiccia di emissioni di gas a effetto serra che causano il cambiamento climatico.

I piccoli agricoltori hanno da tempo la soluzione: l’agroecologia. L’agroecologia è una scienza, una pratica e un movimento che fonda i sistemi alimentari nei principi ecologici e nell’equità sociale e politica. Investimenti significativi in approcci agroecologici, sostenuti da un’agenda incentrata sul diritto umano all’alimentazione, andranno direttamente a beneficio delle comunità agricole e miglioreranno i risultati della sicurezza alimentare, rendendo al contempo l’agricoltura parte della soluzione al cambiamento climatico piuttosto che parte del problema. In patria, gli Stati Uniti non hanno mai preso sul serio l’agroecologia; negli spazi internazionali, il governo degli Stati Uniti ha attivamente minato gli sforzi per sviluppare agende agroecologiche.

La scelta dell’amministrazione Biden di Tom Vilsack non è un buon segno per la riforma del sistema alimentare da tempo attesa. Vilsack deve essere disponibile al tipo di cambiamenti politici a cui si è opposto in passato. Nel frattempo, il team di Biden può fare progressi nello spazio internazionale nominando un successore progressista di Kip Tom, ambasciatore dell’amministrazione Trump presso le agenzie alimentari dell’Onu a Roma. Tom è stato un critico della scienza dell’agroecologia, nonché uno spudorato sponsor per le grandi aziende come Monsanto e un ostacolo costante per i paesi e le organizzazioni della società civile che cercano di fare progressi in luoghi come il Comitato delle Nazioni Unite per la sicurezza alimentare mondiale. Il nuovo Ambasciatore deve affermare che il diritto umano all’alimentazione è essenziale, sostenere la centralità del Comitato delle Nazioni Unite per la sicurezza alimentare mondiale (CFS) nel settore alimentare e garantire un approccio costruttivo e inclusivo ai prossimi negoziati CFS sull’agroecologia.

Sostenere i difensori dei diritti fondiari in tutto il mondo

Sostenere il diritto alla terra della comunità è fondamentale per proteggere i diritti umani per tutti e per proteggere ecosistemi inestimabili che contribuiscono a mantenere stabile il nostro ambiente e il nostro clima. Il diritto alla terra per le comunità emarginate e le popolazioni indigene di tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti, è costantemente minacciato dagli attori aziendali, che vanno dai big dell’agribusiness, ai biocarburanti e agli interessi della bioenergia, ai riservati consulenti finanziari che vedono i terreni agricoli come la prossima grande classe di asset.

L’amministrazione Biden deve dare il suo peso alle politiche che danno priorità ai diritti umani, rafforzando i diritti fondiari indigeni e comunitari e fermando l’acquisizione di terreni da parte delle società. Ciò può e deve includere il sostegno a norme eque in materia di proprietà fondiaria che forniscano diritti fondiari sicuri alle donne e alle famiglie, una moratoria sulla speculazione sui terreni agricoli, il sostegno diretto ai difensori dei terreni e dei diritti umani che sono presi di mira dalle forze paramilitari o governative per il loro lavoro, la protezione delle persone costrette a emigrare a causa della perdita di terra o di mezzi di sussistenza e altro ancora.

Photo credit: Brenda McDermid/Reuters

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