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Il premier Gentiloni ha dichiarato che entro fine mese saranno approvati i decreti attuativi del disegno di legge che istituisce il REI, il Reddito di inclusione sociale. Che rappresenterà un importante passo avanti nella lotta contro la povertà e alle disuguaglianze.

Abbiamo già avuto modo di dire, in quanto organizzazione impegnata nella lotta alla povertà e nel monitoraggio degli strumenti governativi per il suo contrasto, come questo DDL sia un passo importante: perché ha visto per la prima volta il Parlamento impegnato a definire una reale misura di contrasto alla povertà assoluta.

Le precedenti esperienze

Le precedenti esperienze che riconoscevano “un reale bisogno economico”, come il reddito minimo d’inserimento (introdotto in via sperimentale alla fine degli anni Novanta in alcuni Comuni e poi esteso nel 2000 a tutti gli individui con un reddito inferiore a una determinata soglia), hanno avuto una vita davvero breve.

Dal 2001 a oggi, abbiamo assistito a vari tentativi di sperimentazioni di misure categoriali, con un budget limitato e per un numero ristretto di beneficiari. Il risultato è che fino a poco tempo fa l’Italia era l’unico paese insieme alla Grecia a non avere una reale misura di contrasto alla povertà sul tutto il territorio nazionale.

La povertà in Italia

Ma appunto non è mai troppo tardi. Anche perché i dati Eurostat ci dicono che in Italia il numero delle persone in povertà è in aumento: il 28,7% della popolazione è vicina alla soglia di povertà. I dati diffusi lo scorso luglio dall’Istituto Italiano di Statistica sono altrettanto scoraggianti.

Cosa comporterà il REI

Anche l’Italia, dunque, si dota di uno strumento nazionale di contrasto alla povertà: il REI. Una good news, un passo importante. Perché si tratta di dare sostegno economico e dei servizi rivolti ai nuclei familiari in povertà: per un nucleo familiare di 4 persone (genitori e due figli) che possono spendere 700 euro al mese, che ricavano da “lavoretti”, avere altri 320 euro significa poter mangiare meglio, mandare il figlio che frequenta la seconda elementare in gita.

Nel frattempo, gli adulti della famiglia (verosimilmente solo uno dei due) possono essere aiutati a superare il circolo vizioso dei “lavoretti” irregolari, sottopagati, aumentando le proprie qualifiche e la propria autostima.

L’adozione del REI è inoltre importante perché in Italia l’erogazione di servizi sociali per persone in situazione di povertà non è un diritto esigibile, ovvero qualcosa che lo Stato deve darti; dipende dalle politiche del momento, a livello nazionale e locale. Con il REI i servizi sociali per persone in situazione di povertà diventano Livelli Essenziali di Assistenza.

La battaglia contro la povertà non è ancora finita

Noi di ActionAid facciamo parte dell’Alleanza contro la povertà. È dal 2013 che chiediamo l’introduzione di una misura nazionale rivolta a tutte le famiglie che vivono la povertà assoluta in Italia.

L’Alleanza ha sempre sollecitato l’adozione di uno strumento fondato su due pilastri:

  • Il sostegno economico a chi vive in povertà assoluta;
  • La presa in carico da parte dei servizi territoriali.

Una misura priva della dimensione dei servizi e che eroga solo sussidi sarebbe, infatti, inadeguata, poiché si scontrerebbe con la forte carenza dei servizi in ampie aree dell’Italia, risulterebbe avere natura meramente assistenziale e perderebbe quel carattere inclusivo che rappresenta il vero punto di svolta nella lotta alla povertà e all’emarginazione sociale.

Ora quindi cosa manca? E cosa ci aspettiamo?

Concluso l’iter in Parlamento, sarà compito dell’esecutivo far sì che la legge diventi attuativa. Come ci ha ricordato di recente anche l’associazione OpenPolis: “Dopo l’approvazione di una nuova legge capita spesso che aspetti pratici, burocratici e tecnici necessari per applicarla siano affidati ad altri soggetti istituzionali, principalmente ministeri. Che devono occuparsi dei cosiddetti decreti attuativi, provvedimenti determinanti per completare gli effetti della norma stessa”.

Oltre ai tempi rapidi, chiediamo che, all’interno dei decreti attuativi, debbano essere integrati alcuni elementi per permettere al REI di essere realmente efficace:

  • Prima cosa. Chiediamo che il Fondo Povertà sia articolato su due componenti: contributi economici e servizi alla persona. A questi ultimi deve essere garantito un finanziamento adeguato per permettere che la misura sia effettivamente inclusiva e capace di cambiare, in meglio, le condizioni di vita delle persone.
  • Secondo punto. È necessario assicurare un incisivo sistema di monitoraggio e valutazione dei servizi, per verificarne l’efficacia, la crescita incrementale e la qualità. Monitoraggio che è in primis responsabilità del settore pubblico, con il supporto della società civile. Ma deve essere anche un compito da affidare ai beneficiari delle misure.

I poveri non vengono ascoltati, con grande danno, sia in termini informativi (chi meglio di chi è in situazioni di difficoltà può aiutare a disegnare un intervento che lo deve sostenere?), sia di creazione di una reciproca responsabilità tra stato e cittadini. Una strada non impossibile, anzi sperimentata da ActionAid su piccolissima scala in occasione dell’implementazione della Nuova Carta Acquisti, ma che per esempio è pratica consolidata e normata in Francia.

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