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Stragi in mare, prodotto di precise scelte politiche

Il contrasto alla mobilità delle persone rende i viaggi più pericolosi.


La strage che si è consumata lungo le nostre coste ha reso chiare le politiche degli attori che, negli ultimi quindici anni, a livello italiano ed europeo hanno promosso politiche finalizzate al confinamento delle e dei i migranti alle frontiere esterne dell’Unione Europea.

Davanti alla morte di decine di persone a due passi dalla nostra costa è inevitabile provare profondo dolore. È necessario fare in modo che all’espressione collettiva del dolore facciano seguito accurate riflessioni sulle cause strutturali che rendono possibili eventi di questo tipo. Molti dei commentatori politici tendono ad isolare quanto accaduto dal contesto nel quale le stragi prendono forma. Per chi, come noi di ActionAid, presta specifica attenzione ai processi di esternalizzazione delle frontiere e di contrasto sistemico alla mobilità delle persone, appare chiaro quanto questa strage in mare sia – al pari di tante altre – il prodotto di specifiche traiettorie politiche tutt’ora in corso.

Il primo decreto del 2023 – successivamente convertito in legge – è stato infatti dedicato al soccorso in mare con finalità dichiaratamente punitive nei confronti delle organizzazioni che operano nel Mediterraneo centrale. Non c’è da sorprendersi se, a pochi in giorni dalla ratifica definitiva del provvedimento, molte persone hanno perso la vita mentre concludevano il viaggio in mare. Più in generale, il contrasto alle migrazioni – attuato anche attraverso la violazione sistematica dei diritti consolidati – è il paradigma dominante, da lungo corso, nella gestione delle politiche migratorie. In questo schema, il governo in carica sta sperimentando un deciso salto di qualità.

Da questa prospettiva, l’ultimo naufragio è il prodotto sia delle scelte politiche attuate dal governo in carica sia delle strategie sviluppate da governi, istituzioni nazionale e sovranazionali, agenzie europee nell’ultimo decennio. Per uscire dall’ombra del costante rischio di un naufragio collettivo, è necessario contrastare efficacemente le iniziative politiche dell’attuale esecutivo. Nonostante l’approvazione definitiva del decreto in tema di soccorso in mare, dobbiamo continuare le mobilitazioni affinché sia superato ogni profilo normativo e ogni iniziative amministrative finalizzate al contrasto delle operazioni di salvataggio.

Noi di ActionAid proseguiremo con l’attività di monitoraggio sulle risorse impiegate dall’Italia a sostegno delle politiche di esternalizzazione delle frontiere. Lo facciamo con il progetto The big wall attraverso il quale individuiamo e analizziamo i finanziamenti destinati a programmi, progetti, fondi e altre iniziative speciali a beneficio di Paesi terzi, situati in particolare lungo la rotta del Mediterraneo centrale. Il quadro che emerge è allarmante e chiama direttamente in causa le responsabilità di molti attori istituzionali italiani ed europei. Il contrasto alla mobilità delle persone – attuato anche attraverso il sostegno finanziario nei confronti di origine e di transito delle e dei migranti – rende i viaggi e le partenze radicalmente più insicuri e contribuisce a determinare stragi di questa portata.

Contrastare l’azione del governo in carica è necessario ma non sufficiente. Bisogna mobilitarsi nel medio periodo per affermare principi e regole del tutto diverse, che consentano la migrazione in condizioni sicure per chi è attualmente costretto a intraprendere viaggi rischiosi. Accanto alle responsabilità dell’esecutivo, infatti, sono facilmente scorgibili quelle dei governi che, nell’ultimo decennio, si sono alternati, in una sostanziale continuità nelle scelte politiche di fondo in tema di migrazioni e soccorso in mare.

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