Il passato che non trova futuro: l’impegno disatteso su trasparenza, partecipazione e rischio sismico nel PNRR e nei fondi per i territori colpiti dal sisma
Il 28 settembre, il Premier Draghi, la Ministra Carfagna e il Capo Dipartimento della Protezione Civile Curcio hanno inaugurato il Parco della Memoria all’Aquila. Il capo del Governo ha sottolineato: “Noi non possiamo dimenticare, non dobbiamo dimenticare".
La memoria è certamente fondamentale, e siamo felici che L’Aquila abbiamo finalmente un luogo dedicato al ricordo. Tuttavia, la memoria deve servire anche a ricordarci, come società civile, persone e istituzioni, che l’impegno da mettere nelle ricostruzioni e nella prevenzione deve essere forte, concreto, costante, e volto ad evitare nuove stragi. Un impegno che non può prescindere dall’ascolto e dalla relazione con le persone e le comunità e dalla loro partecipazione attiva e consapevole. In questo senso, in Italia, non è stato fatto ancora abbastanza.
Innanzitutto, i familiari delle vittime, i cui e le cui rappresentanti sono stati e sono compagni di viaggio di ActionAid nel chiedere spazi di dibattito pubblico per il miglioramento delle politiche di emergenza, prevenzione e ricostruzione in Italia, attendono ancora che il parlamento dia seguito alle proposte di legge di iniziativa parlamentare presentate per garantire loro indennizzi e copertura delle spese.
In secondo luogo, nonostante il ripetersi ciclico di eventi sismici che dovrebbero indurre i nostri Governi a dare massima priorità alla messa in sicurezza del Paese, è preoccupante come il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), sul quale ActionAid, insieme ad una rete di soggetti, ha attivato un Osservatorio Civico, manchi di investimenti adeguati alla riduzione del rischio sismico. Il Piano dedica più di 13 Mld di euro - di cui più di 10 già impegnati - per dar seguito al modello superbonus (ecobonus e sismabonus 110%); tuttavia questo non è a garanzia di una strategia di medio lungo periodo per rendere sicura l’edilizia residenziale privata. Da notare anche che le risorse destinate agli interventi di ristrutturazione degli edifici pubblici – scuole, ospedali, edifici giudiziari etc. – non coprono i fabbisogni di un patrimonio edilizio che risulta costruito in larga parte prima delle normative antisismiche.
L’Italia è un paese fragile, in cui spesso i rischi naturali – terremoti, frane, alluvioni - si concentrano nei luoghi del Paese più marginalizzati anche dal punto di vista economico, sociale e dei servizi pubblici. Questa consapevolezza deve portare non solo a politiche e investimenti di riduzione dei rischi adeguati, ma anche, laddove si sta ancora ricostruendo – Centro Italia, L’Aquila, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, Ischia e Catania – a seguire il principio del ricostruire meglio. E non basta ricostruire materialmente quei luoghi se ad essi non si accompagna una visione di sviluppo economico sociale del territorio condivisa con le comunità.
Da questo punto di vista, se la prevenzione manca di risorse adeguate, è apprezzabile lo sforzo del Governo che ha invece stanziato grandi importi per affiancare la ricostruzione materiale dei crateri 2009 e 2016 a quella del tessuto economico sociale locale anche e proprio attraverso il fondo complementare al PNRR.
Parliamo soprattutto di 1,78 Mld di euro destinati alla ricostruzione sicura e sostenibile, al recupero ambientale, e alle iniziative a sostegno di cittadini e imprese. Queste si aggiungono ai 160 milioni di euro previsti attraverso il Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS Sisma), a guida Ministero per il Sud e la Coesione Territoriale. Una mole di risorse che decideranno lo sviluppo locale e il futuro di territori di inestimabile valore naturale, sociale, culturale, economico per tutta la Penisola e in primis per chi li abita o vorrebbe tornare ad abitarli. Tantissime risorse, dunque, sulla cui progettazione e utilizzo non si hanno ancora dati dettagliati.
Manca infatti un sistema di trasparenza e che renda conto alle comunità interessate, e all’Italia, dato che parliamo di fondi pubblici, delle proposte già approvate dal CIS Sisma; inoltre non sono stati previsti spazi e meccanismi di partecipazione che consentano alle persone di essere coinvolte e di incidere sui progetti che andranno presentati a valere sul Fondo Complementare al PNRR.
Sulla trasparenza nella ricostruzione edilizia post-sisma 2016/2017, occorre infine evidenziare che non esiste ancora un sistema pubblico e aperto di rendicontazione del flusso finanziario e degli stati di avanzamento. All’Aquila esiste OpenDataRicostruzione, nato su iniziativa di una Università (GSSI) e con la nostra collaborazione, ma si è dovuto attendere ben 7 anni dopo il sisma; in Centro Italia ne sono già trascorsi 5 e in vista della partenza della ricostruzione pubblica e privata, cui l’attuale Commissario ha dato un forte impulso, occorre agire subito nella medesima direzione.
Le risorse destinate alla ricostruzione non devono rivelarsi un’occasione persa per cambiare rotta e garantire trasparenza, partecipazione e tempi certi. La prevenzione e mitigazione del rischio sismico devono essere una priorità per il nostro Paese, affinché il passato non torni a ripetersi portando con sé perdite incalcolabili e decenni di ricostruzioni.