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10 Giugno 2022
In concomitanza con la mobilitazione di piazza, il 7 giugno il consiglio comunale di Roma ha approvato un’importante mozione in tema di residenza e accesso ai diritti. La decisione impegna il sindaco e gli assessori competenti a derogare l’articolo 5 del decreto Lupi e a mobilitarsi per la sua modifica. L’articolo 5 è tra i simboli del volto escludente della residenza. È stato introdotto nel 2014 e da allora preclude la residenza per chi, in condizione di precarietà economica, vive all’interno di case occupate.
L’esclusione dalla residenza impedisce l’esercizio di diritti fondamentali. Il godimento del diritto alla sanità, al welfare, ai servizi sociali, alla previdenza, all’elettorato attivo, al rinnovo del permesso di soggiorno è limitato o del tutto impossibile per chi è escluso dall’anagrafe. Per questa ragione, l’approvazione della mozione da parte del consiglio comunale di Roma è una notizia da salutare con soddisfazione. È un primo segnale incoraggiante nei confronti delle persone che per lunghi otto anni hanno vissuto ai margini dei diritti e hanno fatto fronte a condizioni di vita molto complesse.
Ora l’amministrazione comunale dovrà adottare un atto in continuità con la mozione approvata in consiglio. La decisione adottata il 7 giugno impegna a garantire la residenza alle persone «meritevoli di tutela». Intorno a questa definizione si giocherà una partita importante: è necessario che le modalità con le quali l’amministrazione individua chi è «meritevole di tutela» siano di ampia portata. Il problema dell’emergenza abitativa è a Roma diffuso e strutturale. Le persone che sono costrette a vivere in occupazioni sono molte: è indispensabile che, nell’attesa che il tema dell’abitare sia affrontato con politiche coraggiose e sostanziali, tutti possano essere ricompresi nella sfera dei diritti fondamentali.
Nonostante le molteplici difficoltà a cui sono esposte, in questi lunghi anni che ci separano dall’approvazione del decreto Lupi le persone che vivono in occupazioni hanno espresso mobilitazioni intense, partecipate, coraggiose. La decisione del consiglio comunale di Roma è stata possibile grazie alle iniziative pubbliche sviluppate anche nell’ultimo anno dai movimenti e dalle organizzazioni solidali.
In questo scenario, per noi di ActionAid Italia il tema della residenza ha una specifica importanza. Le politiche di inclusione e di esclusione dalla residenza hanno precisa rilevanza politica e sono sintomatiche della posizione sociale attribuita ad alcuni gruppi di cittadini, marginalizzati dall’accesso ai diritti con finalità punitive. Ci siamo a lungo impegnati - al fianco delle persone escluse dalla residenza, dei movimenti e delle altre organizzazioni - per una decisa inversione di tendenza. Abbiamo accolto con molto favore la decisione del consiglio comunale: quella discussione e le righe che compongono quel documento hanno preso forma grazie alle biografie appassionate delle persone che si mobilitano per il miglioramento della propria condizione.
La strada non è in discesa e non è ancora il momento di festeggiare. Intorno all’individuazione dei criteri per definire chi è «meritevole di tutela» si gioca una partita molto importante. L’asticella della qualità della decisione sarà alta se l’amministrazione saprà ascoltare attentamente il punto di vista di chi è escluso dalla residenza. Anche l’impegno dell’amministrazione a mobilitarsi per la «modifica» dell’articolo 5 è una novità da salutare favorevolmente. Non c’è «modifica» adeguata all’articolo 5 che non contempli la sua cancellazione. Con queste coordinate, l’amministrazione comunale - e le altre che vorranno approvare atti similare -, le organizzazioni e i movimenti possono rilanciare efficacemente le mobilitazioni nei confronti del parlamento e del governo per il superamento dell’articolo 5.
In ultimo, l’approvazione della mozione da parte del consiglio comunale di Roma permette di rompere un tabù. È la dimostrazione che, in tema di riconoscimento dei diritti, è possibile immaginare parziali ma significativi cambiamenti. Nonostante la fase politica complessa che attraversiamo e la delicata congiuntura internazionale, le mobilitazioni per l’accesso ai diritti possono avere esito positivo. La buona riuscita è favorita dalla diretta partecipazione delle persone interessate dai problemi e dallo sviluppo di posture non difensive o di testimonianza. Alla luce di questo insegnamento, continueremo a mobilitarci intorno a questo e ad altri temi con ancora più convinzione.