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Oltre le barriere, oltre i confini

Esternalizzazione delle frontiere e violazione dei diritti umani

A cura di Roberto Sensi
(Policy Advisors Diseguaglianze globali)


La politica migratoria continua a rappresentare una priorità nell’azione esterna europea e di alcuni suoi Paesi membri come l’Italia. Il prossimo banco di prova saranno la votazione delle riforme contenute nel Patto asilo e migrazione dell’Ue, la revisione di medio termine del bilancio UE, e sul versante italiano le iniziative di collaborazione con i paesi terzi, in ultimo il protocollo con l’Albania, il tutto con la prospettiva delle prossime elezioni del Parlamento europeo.

Cosa possiamo fare per fermare le violazioni dei diritti umani delle persone migranti?

Alla luce di queste importanti scadenze, Arci, noi di ActionAid, Euromed Rights e Profundo vi invitiamo a partecipare a una mattinata di lavori il prossimo 29 febbraio 2024 (10.30/13.00) presso l’Hotel Nazionale, Roma, per fare il punto sulle politiche di esternalizzazione  delle frontiere   a livello italiano ed europeo  e sulla necessità di  aumentare l’accountability delle istituzioni in relazione alla spesa esterna migratoria e al rispetto dei diritti umani.

A partire dalla cosiddetta “crisi dei rifugiati” del 2015 infatti, l’Unione europea ed i suoi Paesi membri hanno investito ingenti risorse pubbliche con l’obiettivo di contenere i flussi migratori.

Soldi destinati prevalentemente al controllo delle frontiere: miliardi di euro, in maggioranza provenienti dall’aiuto pubblico allo sviluppo, spostati dalle priorità di lotta alla povertà al rafforzamento degli apparati di sicurezza e controllo, sia marittimo che terrestre, di importanti Paesi di transito, in particolare Libia e Tunisia, con l’obiettivo di fermare e respingere i migranti in viaggio verso i Paesi europei.

L’esternalizzazione delle frontiere come strategia europea

Risorse a disposizione di governi autoritari, milizie e forze di sicurezza, responsabili di gravi violazioni dei diritti umani dei migranti ormai ampiamente documentate dalle organizzazioni della società civile e dalle Agenzie specializzate delle Nazioni Unite. Ad oggi, l’esternalizzazione delle frontiere rappresenta la principale strategia della politica esterna migratoria europea. A tale scopo, negli ultimi anni sono stati sviluppati strumenti finanziari ad hoc (come EUTF o l’NDICI o il Fondo italiano di premialità per le politiche di rimpatrio), strategie di policy e iniziative legislative (come il nuovo Patto per le migrazioni) e diplomatiche che hanno finito per condizionare l’intera politica estera europea verso i Paesi terzi importanti per origine e transito dei flussi migratori ai soli obiettivi di contenimento dei flussi.

Non a caso, tra le priorità che la Commissione europea ha evidenziato in vista della revisione di medio termine del suo budget settennale, c’è proprio la migrazione, considerata tra i principali fattori di “tensione geopolitica” rispetto alla quale l’Ue intende rafforzare la sua azione esterna attraverso un aumento delle già ingenti risorse stanziate.

Gli accordi presi dall’Italia

Per quanto riguarda l’Italia  vale la pena menzionare il Memorandum of understanding  firmato  con la Libia, i numerosi  accordi informali di riammissione, il suo ruolo centrale svolto nella firma del MOU UE/Tunisia, e la recente proposta di protocollo con l’ Albania che prevede una spropositata mobilitazione di fondi per attuare procedure che violano il diritto europeo e che permettono di aggirare gli obblighi imposti dal Patto Europeo, su cui Parlamento e Consiglio hanno trovato recentemente un accordo e che trasformerà la politica d’asilo europeo, rafforzandone la dimensione esterna.

Vuoto normativo e politico

Se da un lato è evidente la responsabilità politica dell’Unione Europea e dei suoi Paesi membri   rispetto alle gravi violazioni commesse a danno dei migranti, dall’altro emerge l’assenza o la debolezza di un adeguato impianto normativo e politico istituzionale in grado di garantire l’accountability in materia di diritti umani, con particolare rifermento ai finanziamenti delle politiche di esternalizzazione. A causa della mancanza di trasparenza e di adeguati meccanismi istituzionali, i Parlamenti europeo e italiano faticano a svolgere un efficace ruolo di controllo, fondamentale per evitare che le risorse pubbliche finiscano a sostenere iniziative che evidenziano chiari rischi di violazione dei diritti umani come, ad esempio, i programmi di controllo delle frontiere.

Le recenti iniziative adottate sia a livello italiano che europeo confermano quanto la dimensione esterna migratoria continui a rappresentare una priorità per la politica estera europea e del nostro Paese. In vista dell’importante appuntamento rappresentato dalle prossime elezioni europee, crediamo fondamentale promuovere un dibattito informato sul ruolo e sulle sfide per il Parlamento europeo ed italiano in materia di azione esterna migratoria e rispetto dei diritti umani fondamentali.

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