"A quel punto mi viene voglia di gridare: ma come, dopo quello che è successo a L'Aquila, in una zona ad altissimo rischio sismico ci sono ancora ospedali fatti di cartapesta".
Sono le parole di Giustino Parisse, che su un pezzo lucido ma toccante, che va ben oltre il dolore personale, su Il centro di ieri toccca un punto nevralgico affrontato da tanti in queste ore di dolore. Davvero oggi non si può non gridare di rabbia. Davvero oggi ancora di più serve far uscire fuori senso della ribellione. 147 miliardi spesi in ricostruzione dal Friuli a oggi e solo una frazione nella messa in sicurezza a monte. Non esiste. Non è accettabile.
L'edificio che ospitava scuole materne, elementari e medie, inaugurato nel 2012, nel centro di Amatrice e il cui restauro e adeguamento sismico era costato 511 mila euro, sbriciolato. Non è accettabile. Non è accettabile che un edificio strategico come un ospedale, destinato all'accoglienza dei più deboli, non sia in sicurezza e debba essere evacuato.
Non è accettabile quello che ieri, il vicepresidente del Gran Sasso Acqua segnalava sulla sua pagina Fb e cioé che la sua casa a Cansatessa, nel territorio aquilano, riconsegnata da poco, presenti già delle crepe.
Oggi al primo posto sono prioritarie la solidarietà e vicinanza concreta ai feriti e ai parenti delle vittime. La catastrofe è innanzitutto umana. Il bilancio delle vittime parla sempre di più di intere comunità in lutto. Lo stato e la società civile italiana devono assicurare subito e per tutto il tempo che servirà ogni sostegno necessario, sanitario, psicologico, economico, per non lasciare solo nessuno. Paesi interi con forti radici nel settore agricolo e turistico che avranno bisogno dell'amore e l'energia di ogni suo abitante e di ogni cittadino su tutto il territorio per rinascere.
Ma da domani, a riflettori spenti bisogna sbattere i pugni, con attivismo civico. Si devono pretendere piani di investimento per adeguare gli edifici pubblici (almeno quelli pubblici!) al rischio sismico. Si deve pretendere una politica di incentivazione per mettere in sicurezza il territorio italiano. Non possiamo negare ciò che queste terribili ore ci dicono. L'Italia ancora una volta ha poco investito in prevenzione e messa in sicurezza del territorio. Oggi, oltre la giusta rabbia, non dobbiamo permetterci di abbassare la guardia e garantire una corretta e efficace prevenzione in tutte le zone sismiche e a rischio ambientale d'Italia.
E inoltre, non appena saranno concluse le dolorose operazioni di soccorso, fin da subito nella gestione dell'emergenza è necessario facilitare e accogliere il protagonismo delle comunità locali. Quello che è mancato nella gestione dell'emergenza aquilana, che ActionAid ha seguito fin da subito, non è stato il cibo e le coperte ma l'ascolto, l'incontro, il dare la parola alle comunità colpite che prima di essere vittime sono cittadini. Per questo va garantito prima di tutto il diritto a una corretta informazione di chi ha perso ogni cosa. E impostare da subito una gestione dell'emergenza e una ricostruzione efficaci e vicine ai bisogni dei cittadini.
Sulla scia di quanto portato avanti in questi anni in seguito ai terremoti de L'Aquila e Emilia Romagna, costruendo esperienze di monitoraggio civico delle risorse economiche, ActionAid sta dando priorità a informazione, trasparenza e partecipazione dei cittadini nella risposta all'emergenza e nella ricostruzione. Perché le comunità stesse siano messe nelle condizioni di poter verificare e orientare la gestione dei fondi e degli interventi.
Sul fronte dell'informazione, ActionAid si è subito attivata: innanzi tutto online, sostenendo l'iniziativa di hacking civico del gruppo TerremotoCentroItalia, che vuole contribuire a una maggiore circolazione delle informazioni dal basso tra le persone colpite e le tante che si stanno mettendo a disposizione per sostenerle. E poi mettendosi in contatto con associazioni, in particolare sportive e sociali, con le quali ActionAid sta verificando i bisogni più impellenti e le necessità di lungo periodo per consentire la ripresa delle attività.
(fonte: huffingtonpost.it)