Vai al contenuto

Come l’Intelligenza Artificiale sta ridefinendo il futuro della governance democratica

Nel giro di pochi anni abbiamo visto un rapido sviluppo dell’Intelligenza Artificiale (IA). Quello che poteva sembrare uno strumento per creare immagini sempre più realistiche di Will Smith che mangia tonnellate di spaghetti, ha iniziato ad avere una vasta diffusione per la sua accessibilità, sempre più funzioni ed è diventato oggetto di dibatto a livello internazionale, ben oltre quindi alle preoccupazioni della nostra bolla social. 

A settembre 2024 le Nazioni unite hanno infatti adottato il “Patto per il futuro” che intende rafforzare la governance dell’IA, mentre lo scorso 6 febbraio la Commissione europea ha pubblicato le sue linee guida per garantire una sua applicazione uniforme. In questi atti emerge la necessità che questi strumenti vengano usati in modo etico e nel rispetto della privacy dei dati, ma anche di capire come possano essere di supporto nei processi decisionali: se da un lato può migliorare il confronto e l’accesso alle informazioni, dall’altro può riprodurre dei bias e distorcere il ragionamento. Purtroppo, però, anche a causa di un approccio a questi strumenti molto sfaccettato, gli strumenti normativi ancora non risolvono ed esauriscono i dubbi e le problematiche che ne conseguono. Per questo ci stiamo interrogando sulle sfide che implica la AI e il suo utilizzo nei processi partecipativi. 

Senza dubbio però siamo in un periodo storico in cui l’IA accendono gli schermi neri dei nostri smartphone e tutte e tutti hanno iniziato ad usare questa nuova tecnologia che un po’ ci spaventa. Occupandoci anche di facilitazione, una parte molto importante in alcune forme di processi decisionali, anche noi abbiamo da tempo avviato una riflessione. Per questo abbiamo deciso di contattare Gerardo De Luzenberger e fare una chiacchierata su come l’IA sta cambiando il mondo della facilitazione, professione fondamentale per i processi per mettere in dialogo le persone. Gerardo da oltre vent’anni offre consulenze al pubblico, al privato e al no profit su facilitazione e processi partecipativi. Attualmente è il presidente del board dell’International Association of Facilitator (IAF) e dal 2016 organizza #FACILITA, una conferenza dedicata a chi si occupa di facilitazione e che quest’anno si concentrerà proprio sul rapporto con l’Intelligenza Artificiale. 

RMB. Ciao Gerardo, ti posso chiedere di spiegarmi cosa è la “facilitazione” e perché è di aiuto a includere diverse voci che si siedono intorno ad un tavolo? 

GDL. Il nostro lavoro consiste in costruire opportunità e spazi in cui le cose possono accadere, vi siano le condizioni per cui le persone possano lavorare insieme in modo diverso, comunicare e migliorare la qualità delle loro relazioni. Non abbiamo alcun superpotere, sono i partecipanti a fare la differenza. Nostro compito è allargare il numero di persone che possono avere voce su una decisione, lasciandole protagoniste di questi processi. Credo che in un modo così complesso come quello in cui viviamo, più voci aiutano a prendere decisioni tendenzialmente migliori.  

RMBil tema della prossima conferenza #FACILITA si occuperà dell’IA. Come sta cambiando il mondo della facilitazione questa innovazione tecnologica? 

GDL. L’IA è entrata prepotentemente nella Facilitazione. Noi della IAF – Associazione Internazionale Facilitatori, abbiamo codificato le competenze di chi facilita in sei diverse aree, e credo che tutte siano interessate dalla IA: il rapporto con il cliente, la progettazione degli interventi, la conduzione dei gruppi, la presa di decisioni, l’aggiornamento professionale e il codice etico. Io, ad esempio, la uso molto nella fase di preparazione di un incontro, come supporto per accelerare il processo di progettazione. Potrebbe essere utilizzata anche nelle fasi di brainstorming, di raggruppamento delle idee o nel reporting ma occorre fare attenzione. L’IA è uno strumento potente. Può aiutare chi facilita a fare meglio le cose, ma in nessun modo può sostituire il lavoro del facilitatore.  

RMB. Quali rischi o potenzialità vedi all’orizzonte per quanto riguarda l’IA? 

GDL. Il cuore di tutto è il “prompting”. Io seguo una semplice regola: “Imposta tu, sviluppa il concept con il supporto della IA, chiudi tu il progetto”. Allo stesso tempo occorre ricordare che è uno strumento e che, come tale, ha dei limiti anche molto facili da individuare. 

Il primo, ed è la mia più grande preoccupazione, è quello dei Bias. L’IA ti profila e così facendo è come se ti mettesse in una scatoletta, decidendo cosa può interessarti e cosa no. Ciò riguarda anche la censura in quanto vuol dire pensare che una cosa non sia ammessa in quella scatoletta. Il secondo rischio è quello di adagiarsi sull’idea che la IA possa fare al posto tuo. Si tratta di uno strumento molto potente che può supportare ma non sostituire il nostro lavoro, non deve prendere decisioni al posto nostro.  

Infine, c’è un rischio con cui prima o poi dovremmo iniziare a farci i conti, ossia quanta energia consuma l’utilizzo di questi strumenti e quali impatti ha sul nostro pianeta. In molti usano l’IA anche per chiedere cose banali e credo che per questo bisognerebbe evitare l’uso eccessivo. L’equilibrio tra umanità e IA è tutto da costruire e credo che per il nostro mestiere l’ABC rimanga ancorato ai temi classici: costruire un rapporto con i partecipanti, creare un ambiente sicuro e permettergli di uscire dalle zone di comfort senza provocargli disagio. 

Dalla chiacchierata con Gerardo emerge chiaramente che il nostro equilibrio con l’Intelligenza Artificiale richiede tempo e lavoro, anche quello con la democrazia è tutto da costruire. Come ActionAid cerchiamo di ampliare la partecipazione ai processi decisionali in modo che la democrazia diventi una tavola per ogni voce in grado di garantire una maggiore condivisione di potere decisionale. L’IA non è solo uno strumento per far fare cose a personaggi famosi ma può avere diversi utilizzi anche per ampliare la partecipazione ma ciò significa sperimentare le possibili applicazioni e prendersi cura dei diversi rischi che ci troviamo di fronte. 

Come organizzazione stiamo sperimentando le sfide che implica l’IA nei processi partecipativi e con il progetto iDEM è in sviluppo un’applicazione che converte i testi complessi in testi con parole più semplici e frasi più brevi per poter coinvolgere in un caso d’uso persone con disabilità cognitive e con barriere linguistiche.  

Con il progetto AI4Deliberation lavoriamo per la creazione di una piattaforma digitale immersiva con funzionalità audio-video e integrazioni IA che possono supportare tutte le fasi di un processo partecipativo, aiutando la loro istituzionalizzazione, attuazione e valutazione. Questa piattaforma verrà testata attraverso un processo partecipativo online che riguarderà il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC).  

Se leggendo l’intervista ti è venuta qualche curiosità in più su #Facilita, qui trovi il sito, qui il sito della IAF – Associazione Internazionale Facilitatori, qui trovi invece le linee guida della Commissione Europea e qui il Patto ONU per il Futuro.

Photocredit social: Margherita Caprilli
IA e democrazia: sfide e opportunità da bilanciare  | ActionaAid
Rainer Maria Baratti
Collaboratore Programma Risk Management Unità Resilience

In primo piano

Svelare i fondi europei: AwareEU e il monitoraggio civico | ActionaAid
Blog

Svelare i fondi europei: AwareEU e il monitoraggio civico

La mia parte - edizione speciale | ActionaAid
Podcast

La mia parte – edizione speciale

La democrazia: una tavola per ogni voce    | ActionaAid
Blog

La democrazia: una tavola per ogni voce