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ActionAid

16 Aprile 2024

Finanza e clima: aggiustiamo la finanza!

Perché aggiustare la finanza aiuterebbe a risolvere la crisi climatica: #fixthefinance  


Le temperature medie continuano a crescere. Gli indicatori fissati dagli esperti ci dicono che il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato.  

Nei grandi eventi internazionali sul clima i progressi verso una riduzione dello sfruttamento di fonti fossili, maggiori responsabili dell’aumento delle temperature, sono evidenti, soprattutto se comparati con pochi anni fa. Eppure, agli impegni non corrispondono azioni altrettanto efficaci e soprattutto urgenti. Le temperature continuano a crescere ma le risposte politiche sono troppo spesso incoerenti.   

Esiste, tuttavia, un punto di connessione delle politiche dove si concentrano le incoerenze. Una sorta di cortocircuito tra gli impegni politici promossi e la volontà di realizzazione. Questo spazio è la finanza.  

Nonostante i governi si impegnino a ridurre le emissioni, siglando impegni e decretando nuove politiche, dall’altra parte, banche pubbliche e private, continuano a finanziare progetti legati all’estrazione del petrolio e del gas.  

L’interruzione dei finanziamenti alle fonti fossili e una riforma dell’architettura finanziaria internazionale sono i presupposti di base per “sistemare la finanza” come chiedo le organizzazioni aderenti alla settimana di mobilitazione riunite intorno all’hashtag #fixthefinance. 

Ma perché la finanza? 

La finanza è centrale perché il fatto che si continuino a finanziare progetti estrattivi mette in risalto l’ipocrisia di alcuni impegni internazionali.  

Giusto per dare qualche numero. Il report “How the finance flows”, pubblicato da ActionAid a settembre 2023 come parte della campagna internazionale #fundthefuture, rivela che, a sette anni dall’Accordo di Parigi, gli investimenti con cui i principali gruppi bancari hanno finanziato in 134 Paesi del Sud globale i settori che più contribuiscono alla crisi climatica - ossia l’industria dei combustibili fossili e l’agricoltura industriale - sono 20 volte superiori ai fondi pubblici che i governi hanno stanziato per il contrasto al climate change nei medesimi Paesi.   

3,2 trilioni di dollari solo nell’industria fossile. 

La lista delle banche globali coinvolte è lunga. Le 60 maggiori banche mondiali - tra cui Barclays, HSBC e Citibank, ma anche le italiane Unicredit e Intesa San Paolo - hanno versato oltre 5,5 miliardi di dollari nell'industria dei combustibili fossili.  

Non solo banche private, ma anche le banche multilaterali continuano a finanziare l’estrazione di gas e petrolio. Nel periodo 2020/2022 oltre 142 miliardi di dollari di finanziamenti pubblici internazionali sono stati utilizzati per queste finalità, togliendo spazio agli investimenti diretti verso una transazione giusta ed equa. 

Cosa fare?  

Il cambiamento climatico non è altro che l’effetto generato dalle emissioni di Co2. L’unica strada per contenerne gli effetti disastrosi è quello di ridurre le emissioni per limitare l’aumento delle temperature a 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali, come prevede l’Accordo di Parigi.  

In questa logica, l’interruzione degli investimenti nell’estrazione di nuove fonti fossili contribuirebbe in maniera sostanziale al raggiungimento di questo obiettivo. Gli innumerevoli eventi politici del 2024 insieme alle assemblee degli azionisti delle banche maggiormente responsabili di questi investimenti rappresentano un momento irripetibile per attivarsi e fermare l’aumento delle temperature.    

Il caso Mozambico 

Il paese ha scommesso sui combustibili fossili per la crescita economica del futuro, escludendo gli investimenti nell'enorme potenziale di energia rinnovabile del Paese e senza tenere conto dei danni prodotti all’ambiente e alle persone.   

Oggi il Mozambico si trova schiacciato dagli accordi con investitori stranieri a causa dei contratti sui combustibili fossili che il paese si è visto obbligato a firmare a seguito di una situazione macroeconomica assai complessa vissuta negli scorsi anni. Si tratta di contratti con periodi estrattivi in media di 25/30 anni firmati tra il 2000 ed il 2019. In altre parole, il Mozambico potrebbe trovarsi costretto a continuare l’estrazione di fossili da questi contratti fino al 2060.  (Per sapere di più sul caso Mozambico iscriviti al webinar del 17 aprile). 

Cosa chiediamo? 

Fixthefinance è una settimana di mobilitazione che noi di ActionAid, in collaborazione con altre organizzazioni, abbiamo lanciato per chiedere alle banche di interrompere subito i finanziamenti all’estrazione di fonti fossili.  

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