In Gambia, il 1° dicembre 2016, si sono svolte le elezioni presidenziali: Yahya Jammeh, Presidente da 22 anni, è stato sconfitto dal capo dell’opposizione Adama Barrow. I giorni seguenti alle elezioni, nel paese, è salita la tensione a causa delle dichiarazioni di irregolarità di voto da parte del presidente sconfitto, nonostante in un primo momento avesse ammesso la sconfitta.
Solo qualche giorno dopo la data ufficiale di insediamento del nuovo Presidente, fissata per il 18 dicembre e dopo ripetute minacce internazionali e manifestazioni nazionali, Jammeh ha lasciato le sedi del potere ed il paese.
Nell’ultimo mese, a causa del timore di uno scoppio di una guerra civile ActionAid denuncia circa 45 mila persone in fuga, rifugiate nei paesi limitrofi.
Il Direttore di ActionAid The Gambia, Omar-Badji, ha rivolto una lettera aperta e piena di speranza al neo Presidente, Adama Barrow, per chiedere un impegno forte a lavorare su temi fondamentali per la crescita del paese.
Caro Presidente Barrow,
benvenuto!
Sta per fare rientro nel nostro paese dove per le mani disporrà di un enorme lavoro. Qualche giorno fa, l’ex Presidente Yahya Jammeh ha finalmente lasciato il paese dopo una tesa situazione di stallo che ha spinto molte persone a fuggire in preda alla paura.
Oggi però queste persone stanno rientrando nel paese, le imprese stanno riaprendo e l’intera nazione si sta preparando speranzosa ad accogliere le Sue prime mosse politiche.
Sua Eccellenza, io Le chiederei di dedicare un momento per pensare a questo: vorrei che Lei riuscisse ad immaginare una bambina in piedi accanto ai suoi genitori tra la folla che ascolta il Suo discorso rivolto a tutti i cittadini. Ecco, il futuro di questa bambina è ora nelle Sue mani.
Negli ultimi 22 anni, i suoi genitori, come tutti i nostri cittadini, sono stati costretti al silenzio. Essi si sono lamentati quando non potevano accedere ai servizi di base, come la sanità o l’istruzione e hanno visto i loro diritti cessare per mano di un dittatore. Coloro che hanno avuto il coraggio di parlare, sono stati arrestati, scomparsi o torturati. Questo mutismo, questa paura, questo terribile modo di operare deve fermarsi adesso.
Abbiamo bisogno di costruire una nuova società civile. Creare lo spazio per una nuova società civile in cui operare. È necessario assicurarsi che la gente del Gambia possa avere uno spazio protetto per esprimere le preoccupazioni circa la Sua amministrazione e di come si stanno trattando le enormi problematiche di violenza contro le donne e le bambine, ma anche la scarsità di cibo, la migrazione economica e la corruzione.
Per creare una nazione veramente democratica è necessario affrontare con urgenza il problema profondo dell’istruzione. Per troppo tempo ai nostri bambini e ragazzi è stato negato l’accesso ad un’istruzione di qualità, negando loro la possibilità di realizzare il loro potenziale o trovare un modo per poter uscire dalla povertà.
Spero che Lei possa promettere a quella bambina che la stava ascoltando in mezzo alla folla, il diritto di crescere come una giovane donna, politicamente impegnata, libera dalla paura e dalla violenza. Io stesso vorrei rassicurarla sul fatto che Lei farà il possibile per garantire un futuro migliore a lei e ad altri bambini come lei.
So che questo non sarà facile perchè attualmente nel nostro Paese circa 1,8 milioni di abitanti è ancora analfabeta e solo due terzi dei bambini frequenta la scuola. La maggior parte delle scuole di tutto il Gambia non ha insegnanti qualificati e non possiede libri di testo e materiale scolastico. Le ragazze hanno meno possibilità di completare la loro formazione rispetto ai ragazzi e se riescono ad oltrepassare lo stereotipo sono vittime di violenza.
Tutto questo non è accettabile nel 2017. Non se aspiriamo ad essere una forte nazione Africana. Il potere per contribuire a cambiare questo, e le speranze di una giovane generazione, ora spetta a Lei e ai suoi collaboratori.
Nel suo primo bilancio da presidente, è necessario riposizionare maggiori fondi per l’istruzione e la formazione degli insegnanti, in modo che i bambini – il futuro del nostro paese – possano giocare un ruolo effettivo nella costruzione delle scuole locali e rivendicare così il loro diritto di imparare.
Per le ragazze coraggiose che vanno a scuola e che ogni giorno, lungo il tragitto casa-scuola rischiano di essere violentate o aggredite, è necessario assicurarsi che i servizi pubblici siano più presenti, dalla polizia fino ai centri di salute, e che la Magistratura sia in grado di sostenere le vittime e punire i colpevoli.
E non dimentichiamo che i nostri figli hanno bisogno di mangiare. Attualmente il 60 per cento del Suo paese non ha abbastanza cibo.
La produzione di cibo in Gambia dipende dalla piccola agricoltura di sussistenza, alimentata da donne che svolgono faticosamente la maggior parte del lavoro ma ancora non sono in grado di possedere il terreno che coltivano, ciò significa che non hanno alcun diritto sui prodotti che producono. L’incerta pioggia e l’impatto crescente del cambiamento climatico, fa si che le loro vite siano ancora più difficoltose. Adesso, il 94 per cento della terra in Gambia non ha irrigazione. Nuove misure per migliorare la fornitura di acqua contribuirebbero a migliorare i raccolti e ad accrescere la produzione di cibo.
Migliorare la produzione agricola garantirebbe nuovi posti di lavoro, cosa che è urgentemente necessaria anche per provare ad arginare il flusso di giovani che lascia le nostre coste e che si avventura in viaggi pericolosi in Nord Africa, Europa e oltre.
La gente del Suo paese, per lo più giovani, rappresentano il quinto più grande gruppo di richiedenti asilo a sbarcare sulle coste italiane. Sono persone che non hanno istruzione, che hanno poche competenze e non riescono a trovare lavoro in città, e nei villaggi del Gambia. Per evitare che scappino bisogna far capire loro che siamo in grado di ascoltarli veramente. Attraverso l’educazione, la libertà di parola, lo sport e l’apprendistato possiamo convincerli che la casa è l’alternativa migliore.
Solo quando queste attività saranno realizzate, il vecchio Gambia potrà diventare il nuovo Gambia. Una nazione felice, con possibilità di emergere.
Se quella piccola bambina che la sta guardando nella confusione, cresce con questa visione di nazione giusta e meritocratica, Lei Signor Presidente avrà superato il suo esame e ci avrà servito bene.
ActionAid non vede l’ora di lavorare con Lei e i suoi collaboratori, ragazzi, ragazze, donne e uomini, per costruire un paese migliore.
Noi potremmo non essere sempre d’accordo con le sue scelte, ma attraverso un continuo dialogo e un rispetto reciproco, saremo con Lei in ogni passo del suo cammino.
Omar Badji
Executive Director – ActionAid International- The Gambia
Il lavoro di ActionAid in Gambia
ActionAid The Gambia inizia a lavorare sul suo territorio nel lontano 1979. Nel 2013 ActionAid The Gambia diventa prima associato e poi affiliato di ActionAid International, acquisendo così l’autorità che gli permette di partecipare con pieni poteri ai processi decisionali della federazione internazionale.
ActionAid The Gambia lavora per promuovere un’agricoltura sostenibile e accrescere il controllo delle risorse naturali da parte dei contadini; migliorare la qualità dell’istruzione e la partecipazione politica da parte dei giovani; rompere il ciclo di povertà e violenza in cui vivono le donne e offrire loro delle alternative economiche; combattere per sradicare l’HIV/AIDS e Malaria.
Oggi ActionAid The Gambia realizza tre programmi di lungo periodo in 2 aree del paese, la Central River Region e la North Bank Region, e con le proprie attività coinvolge e supporta 139 villaggi.
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