Ecco perché serve più ascolto e inclusione nelle politiche pubbliche
Partecipare per cambiare i risultati
“Partecipare” è un verbo particolare che cambia significato in base alla parola che gli siede accanto. Per questo possiamo partecipare a cose molto diverse tra loro come una cena tra amiche e amici, una protesta in piazza o un laboratorio in cui ci si incontra per migliorare una politica pubblica. In ogni caso, “chi partecipa” può cambiare profondamente il risultato finale.
Hai mai pensato al fatto che una cena può assumere connotati diversi in base ai gusti, alle allergie, alla religiosità o all’etica dei singoli partecipanti? Ognuno porta con sé bisogni, necessità e desideri che li caratterizza e dovrai fare in modo che chiunque possa passare una piacevole serata (non per te dato che hai organizzato e ti rilasserai solo alla fine).
Inclusione: la ricetta per decisioni migliori
Similmente, quando viene presa una decisione pubblica, “chi decide” dovrebbe tenere conto delle diverse voci che sono presenti all’interno della società. Migliorare il coinvolgimento delle persone nelle decisioni pubbliche significa far sì che il processo decisionale venga informato da prospettive, esperienze e competenze facendo in modo che queste stesse decisioni siano innovative e più allineate ai bisogni e alle necessità delle comunità e dei territori. In questo senso più è ricca e diversificata la partecipazione, più le decisioni riflettono le priorità della società nel suo insieme.
Una cena per pochi? I limiti della democrazia rappresentativa
Ai giorni nostri però la democrazia rappresentativa, quella secondo cui gli aventi diritto di voto eleggono direttamente dei rappresentati politici per essere governati, mostra i propri limiti. Ad esempio, in Italia in molte persone non possono votare pur essendo nate e cresciute nel Paese perché non hanno il privilegio di avere discendenze italiane come il presidente argentino Javier Milei. Molte altre, invece, non sono messe nella condizione di partecipare a un processo decisionale che le riguarda direttamente e su cui dovrebbero potersi esprimere. Ad esempio bisogna ricordare le difficoltà degli studenti fuorisede a partecipare alle elezioni, o persone con vulnerabilità economiche che svolgendo più lavori contemporaneamente non hanno tempo libero da dedicare alla vita politica e sociale della comunità. O ancora le barriere visibili e invisibili contro cui si scontrano le persone con disabilità cognitive.
Anche per questi motivi occorre un instancabile lavoro di cura affinché si creino spazi di partecipazione civica che siano adeguati ed inclusivi.
Il rischio di una tavola vuota
Il rischio è che le odierne democrazie diventino una cena per pochi o peggio come quelle cene in cui non conosci nessuno, non c’è nulla che ti piacerebbe mangiare e senti un enorme peso sul petto perché non riesci a esprimere i pensieri come vorresti. Al contrario le democrazie dovrebbero essere come una tavola a misura di tutte e tutti in cui si intrecciano conversazioni, risate e racconti ma anche discussioni e conflitti che possono portare a cambiare i diversi punti di vista. Ognuno dovrebbe riuscire a sedere a questa tavola per condividere i propri pensieri e ascoltare quelli degli altri, creando un tessuto comune di comprensione e connessione rispetto a uno o a più problemi che di interesse per la comunità.
La missione di ActionAid per ampliare la partecipazione
Come ActionAid lavoriamo quotidianamente per migliorare la qualità della democrazia e la sfida è proprio chiedersi chi manca a quella tavola e come facciamo a consentirgli di sedersi e dare il proprio contributo. Aumentare la possibilità di partecipare al rituale democratico significa trasformare la decisione pubblica dal privilegio di pochi al diritto di tuttə, permettendo quindi la condivisione del potere decisionale.
Nella nostra società esistono numerose barriere, materiali e immateriali, che escludono o impediscono a numerose persone di partecipare alle attività sociali, facendo sì che anche i processi decisionali siano inaccessibili a diversi livelli per una complessa interazione tra corpo, fattori ambientali e personali. Come se non bastasse, queste interazioni vengono poi distorte da pregiudizi, stereotipi e discriminazioni che sono più vicine di quanto non le immaginiamo.
Per fare in modo che la democrazia sia una tavola a misura di tuttə occorre un continuo lavoro di cura per creare un ambiente in cui ogni persona, indipendentemente dalle sue caratteristiche personali, sociali o culturali, possa sentirsi accettata, rispettata, valorizzata e supportata. Ti siederesti mai in una tavola dove le persone parlano una lingua per te troppo complicata o se l’intera serata fosse per te faticosa e non piacevole? O ancora prima di sederti, riusciresti a raggiungere il luogo della cena se il tuo amico ti desse delle indicazioni in un modo incomprensibile?
Un’app per partecipare
Nel caso in cui accadesse, ti sentiresti spaesatə e presə dallo sconforto. L’unico pensiero sarebbe quello di uscire dalla porta e fuggire. Immagina però di avere la soluzione dentro il cellulare: un’applicazione che, come per magia, riesce a convertire testi complessi come quelli burocratici in testi con parole più semplici e frasi più brevi. Il progetto iDEM (Innovative and Inclusive Democratic Spaces for Deliberation and Participation) sta lavorando proprio alla creazione di questa applicazione che si baserà sull’intelligenza artificiale e che verrà testata in un processo partecipativo pilota che si terrà nell’autunno 2025.
Il progetto iDEM
Questa sperimentazione potrebbe portare a risultati importanti perché, ad esempio, ascoltando ragazzə con disabilità intellettive abbiamo imparato che per loro il linguaggio usato in politica è troppo complesso o inaccessibile e che spesso i processi partecipativi risultano essere molto faticosi. Con il nostro lavoro e progetti come iDEM speriamo di contribuire affinché ogni tavola possa essere più inclusiva, permettendo a sempre più persone di potersi sedere e poter condividere la propria voce e la propria storia. Almeno in questo caso, avere il cellulare a tavola potrebbe essere un’occasione per connettersi realmente con chi si ha accanto.