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La Banca Europea per gli Investimenti sostiene progetti dannosi per il clima

L’Italia di oggi contribuisce alle cause invece che alle soluzioni


Dopo le fossili, l’agricoltura

Da oltre un anno noi di ActionAid portiamo avanti la campagna #fundourfuture attraverso la quale facciamo emergere le responsabilità delle banche di fronte alla crisi climatica. Poche settimane fa, abbiamo pubblicato un report che mostra come anche le banche pubbliche, nello specifico  l’italiana Cassa Depositi e Prestiti, risultino ancora non allineate all’Accordo di Parigi sul Clima continuando ad investire nei combustibili fossili.  

Il secondo maggior contributore al cambiamento climatico, tuttavia, dopo i combustibili fossili, è l’agricoltura industriale. Si stima che il sistema alimentare globale sia responsabile di circa il 37% delle emissioni complessive.  

La connessione tra finanza pubblica e finanziamenti alle cause del cambiamento climatico piuttosto che alle soluzioni, si arricchisce oggi di un nuovo capitolo: il report di ActionAid che analizza il legame della Banca con i dannosi progetti di agricoltura industriale.  

Dall’analisi emerge come la Banca Europea degli Investimenti (da qui in poi “BEI”) sostenga progetti di agricoltura industriale dannosi per il clima nel Sud del mondo, in contraddizione con i suoi impegni climatici e con l’Accordo di Parigi. 

Il sistema alimentare globale  

Il dato dell’impatto in termini di emissioni dell’agricoltura industriale, oltre ad essere allarmante di per sé, si colloca all’interno di un’altra grave preoccupazione, ovverosia l’iniquità del sistema alimentare globale.  

Si tratta di un sistema ad altissima concentrazione e finanziarizzazione, caratteristiche che beneficiano in maniera sproporzionata il Nord Globale, aumentando le disuguaglianze, la degradazione dell’ambiente e, paradossalmente, l’insicurezza alimentare dei paesi produttori.  

L’agricoltura industriale, ampiamente sostenuta dalla BEI, rappresenta l’esatto opposto delle pratiche agricole agro ecologiche che applicano principi volti a ridurre l’impronta di emissioni dell’agricoltura, rafforzare la resilienza dei sistemi agricoli e dei mezzi di sussistenza dei piccoli agricoltori. 

Sebbene l’Unione Europea sia stata tra i primi a riconoscere l’impatto ambientale dannoso dell’agricoltura industriale non è riuscita a tradurre in maniera significativa il sostegno all’agricoltura sostenibile in un quadro completo e coerente nelle sue politiche esterne. 

La Banca Europea per gli Investimenti (BEI)  

La BEI, oltre ad essere l’istituzione finanziaria dell’Unione Europea, è la più grande banca multilaterale del mondo. Nel solo 2023 ha fornito oltre 95 miliardi di euro di prestiti.  

Gioca un ruolo indispensabile a livello europeo nell’implementazione e messa in funzione di politiche come quelle inserite all’interno del Green Deal Europeo o iniziative come il Global Gateway. Si definisce, inoltre, una banca per il clima, ovverosia capace di mettere lo sviluppo sostenibile è al centro delle attività, fissando standard ambientali che tutti i progetti devono rispettare. 

Cosa emerge dal report  

L’azione climatica è tra le 8 priorità della BEI, eppure, quello che emerge dall’analisi è un ininterrotto sostegno ai progetti di agricoltura industriale dannosi per il clima nel Sud del mondo. In contraddizione con i suoi impegni climatici e con l’Accordo di Parigi.  

I numeri mostrano che alla fine del 2023 la Banca aveva in essere 5 miliardi di euro di prestiti al settore agricolo e forestale, e si stima che 800 milioni di euro di questi prestiti siano andati a progetti agroalimentari al di fuori dell’UE.  

Si tratta di sostegno a pratiche agricole industrializzate che danneggiano il clima e i mezzi di sussistenza dei piccoli agricoltori, e non contribuiscono alla sicurezza alimentare.  

L’analisi dei casi studio (Angola, Costa d’Avorio e Senegal), ha dimostrato che la BEI non sembra dare priorità al sostegno all’agricoltura sostenibile nelle sue operazioni di prestito globali. Al contrario, dai casi studio emerge che l’aspetto climatico dei finanziamenti della BEI è discutibile, con progetti che sostengono i prodotti di base per l’esportazione, pratiche agricole e industriali non sostenibili e le grandi imprese che operano in maniera poco trasparente, nascondendo le proprie responsabilità dietro ad operazioni di ingegneria finanziaria che non garantiscono adeguate valutazioni d’impatto sull’ambiente e sui diritti umani. 

I numeri dimostrano che l’UE non è all’altezza della sua retorica sul clima.  

Se l’UE vuole essere una forza progressista sulle questioni climatiche, deve migliorare drasticamente le sue politiche agricole e le sue pratiche di finanziamento. La BEI dovrebbe prendere le misure necessarie per garantire uno sviluppo equo e una finanza climatica per l’agricoltura incentrata sul sostegno alle esigenze di coloro che si trovano nelle situazioni più vulnerabili e sulla protezione del pianeta.  

Gli Stati membri, in quanto azionisti della BEI, hanno una responsabilità primaria nel modificare le politiche di investimento della Banca in linea con le linee guida e gli standard internazionali che si sono impegnati a rispettare. 

Cosa chiediamo 

  • l’interruzione al sostegno dei progetti agricoli orientati all’esportazione, dannosi per il clima, nelle sue operazioni di prestito esterno;
  • la creazione di una strategia di “sistema agroalimentare sostenibile e agroecologia” basata sulla priorità a prestiti altamente agevolati a istituzioni pubbliche, cooperative e altri attori con una comprovata capacità di sostenere l’agricoltura sostenibile e l’agroecologia, con particolare attenzione alle donne e ai piccoli agricoltori;
  • l’astensione dal finanziamento di progetti agricoli attraverso intermediari finanziari privi di un forte mandato di sviluppo pubblico e ambientale;
  • l’aumento della quota di finanziamenti per l’adattamento sotto forma di finanziamenti altamente agevolati per evitare di aggravare l’onere del debito dei Paesi partner.

Photocredit social: Djiby Sow/ActionAid

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