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22 Giugno 2023
Il viaggio e le attività di ActionAid in alcuni dei quartieri periferici in ascolto dell’adolescenza dimenticata durante la pandemia.
A cura di Rosy Battaglia - Giornalista
Chiedono spazi per ritrovarsi, di essere ascoltati e di non essere abbandonati a sé stessi. Tra di loro ci sono neo musicisti trap, videomaker e aspiranti street artists che usano musica, video e arte grafica per esprimere il loro malessere. Ma la maggioranza è silenziosa. Le ragazze e i ragazzi di Milano, dopo la pandemia, sono ancora di più alla ricerca della propria identità, così come di luoghi da vivere a propria misura. Pesano anche le difficoltà socio-economiche: su un totale di 210.712 minori milanesi dai 0 ai 17 anni, (dati Istat 2021) sono almeno 21 mila bambini e ragazzi in povertà assoluta in città. Gli e le adolescenti vivono divisi tra un disagio psicologico diffuso e la conquista faticosa della consapevolezza dei propri diritti. Diritti che il mondo adulto spesso nega e che anzi, come durante l’emergenza sanitaria, li ha dimenticati nelle loro stanze.
Se la società ha ripreso il suo ritmo frenetico, il lungo periodo di chiusura di scuole e spazi ricreativi, la mancanza di socialità e l’isolamento hanno particolarmente colpito gli adolescenti.
Il rapporto “Pandemia, neurosviluppo e salute mentale di bambini e ragazzi” del Garante Nazionale dell’Infanzia e dall’Adolescenza, stilato in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, denunciava esattamente un anno fa “come la pandemia da SARS-CoV-2 e le misure intraprese per il suo contenimento abbiano avuto e, probabilmente continueranno ad avere, effetti considerevoli nella vita delle persone, specialmente quelle di minore età, con ripercussioni sul loro benessere psico-fisico”.
Ripercussioni che sono state molteplici e che abbiamo toccato con mano, a stretto contatto con le decine di ragazze e ragazzi coinvolti nel laboratorio di educazione al giornalismo civico e partecipato Data Reporter Lab, realizzato all’interno del progetto Wish Mi con il Comune di Milano. Le loro fragilità, descritte e analizzate nel rapporto del Garante, ce le hanno raccontate in prima persona. A partire dalle difficoltà di un corretto rapporto con il cibo, il sonno, la gestione dell’ansia. La paura di frequentare spazi all’aperto, il bisogno di restare in casa, avviluppati spesso in una sindrome "hikikomori" trasversale che ha colpito giovani di tutte le fasce socio-economiche.
In un periodo di incertezze globali, tra guerra e cambiamenti climatici, gli ormai insostituibili smartphone sono diventati una naturale appendice per queste generazioni, la loro unica connessione con gli amici e il mondo. La maggior parte, però, fa un uso passivo dei Social Network, nei quali pure si rifugiano, più come spettatori che produttori di contenuti. Anche se, come ci hanno svelato, ogni nativo digitale è potenzialmente un vero e proprio “creator”, a suo agio tra musica, stories, montaggi video e reels. Capacità ormai naturali, da “citizen journalist” che abbiamo cercato di guidare per trovare la propria strada espressiva, in un percorso di cittadinanza digitale e consapevole.
Ascoltandoli, abbiamo costruito insieme agli insegnanti e agli educatori dell’Istituto Superiore Kandinsky, posto nel quartiere Gratosoglio, un percorso in cui il citizen e il civic journalism sono diventati strumenti educativi al servizio di questa generazione ferita. Per farlo abbiamo dovuto aggirare le loro difficoltà di concentrazione e all’opposto far leva sul bisogno del gioco, dello stare finalmente insieme, della scoperta e di ciò che li circonda, fino a renderli in grado di cercare le fonti di un articolo o scovare una fake news. Ed ecco cosa è emerso.
Milano vista dagli occhi di un adolescente di Bruzzano o del Gratosoglio, due dei quartieri periferici posti agli antipodi del centro, rispettivamente a nord e sud della città. è “bella da Dio”. Sia con lo sguardo posto dall’alto dalle torri di Bruzzano, con la vista sul verde del Parco Nord, che dalla piazza “Senza Nome”, ai piedi delle torri bianche del Gratosoglio. Milano è bella, ma ha bisogno di cura ed è troppo cara per le tasche degli adolescenti che dipendono dai sempre più magri redditi familiari. Eppure, nessuno di loro ha espresso il desiderio di andarsene. La metropoli esercita sulla generazione Z un fascino potente: quello del centro storico, di Piazza Duomo come della Vigna di Leonardo, dei Navigli, ma anche dei parchi, dei centri commerciali dove molti di loro si sono rifugiati al termine dei vari lock down. Così come dei locali più amati e frequentati e alla loro portata che le data reporters Matilda e Ilaria ci hanno mostrato nella loro personalissima classifica su Instagram.
Gli adolescenti milanesi hanno fame di spazi e luoghi dove ritrovarsi e rifugiarsi, per mangiare, per parlare, fare i compiti, stare insieme, giocare e fare sport. I seppur numerosi Centri di Aggregazione Giovanile (C.A.G.) presenti nei quartieri intercettano solo una parte di chi ne avrebbe bisogno. D’altro canto gli adolescenti hanno occhi per vedere le tante aree abbandonate, ma non sanno bene a chi rivolgersi e cosa fare per combattere il degrado.
Intanto, come documentano su Instagram, guardano alla bellezza della città e ai suoi differenti colori attraverso la street art, come i data reporters del cosiddetto Team Rodolfo ci hanno mostrato con video e carousel. Non a caso, l’arte di strada è stata al centro di un altro laboratorio, sempre all’interno del progetto Wish MI, con la creazione partecipata di due murales: “Master the force” realizzato da ragazze e ragazzi insieme a Mister Thoms, visibile dalla piazza centrale del quartiere Comasina e “Le Paladine dei Sogni” realizzato con La Fille Bertha, in Via Spaventa al Gratosoglio.
Dalla carenza di luoghi dove ritrovarsi all’infuori dell’ambiente scolastico, si passa poi alla difficoltà di una mobilità sostenibile. Tema al centro delle vite di tutti quegli adolescenti, ancora non maggiorenni, che attraversano la città per andare a scuola. Sia dalle periferie al centro, sia dall’area metropolitana alle province limitrofe. Una percentuale altissima, che si attesta quasi al 50% per gli studenti dell'Istituto Superiore Kandinsky al Gratosoglio. Ragazzi e ragazze passano sui mezzi pubblici una parte consistente della giornata, mezzi spesso congestionati e con corse poco frequenti. Muoversi ha un costo, visto che il trasporto pubblico è gratis solo per i ragazzi fino ai 14 anni. Quasi impossibile, poi. muoversi in bici in sicurezza, specie attraversando le grandi direttrici e gli stessi quartieri dove le auto hanno la precedenza.
Il metterci in ascolto e aver fornito loro le chiavi per raccontare in libertà, con ogni strumento o canale digitale, i propri bisogni e desideri, ci ha permesso di raccogliere testimonianze preziose che i data reporters hanno trasformato in elaborati emozionanti e diretti, sui temi più difficili ed intimi. Così con il video che unisce parole, musica e immagini, Amanda, ci ha raccontato la sua vita di giovanissima e solitaria pendolare tra il paese d'origine in provincia e la città, immersa in una “Sinfonia emarginata", dove la musica è l’unica compagna per affrontare solitudine e diversità.
“La scuola ha un solo problema, i ragazzi che perde” denunciano, invece, Imen e Desy. La frase di Don Lorenzo Milani, titolo significativo scelto dalle due data reporters per la loro inchiesta realizzata in formato podcast, ci riporta al dramma dei sempre più frequenti abbandoni scolastici e il bisogno ascolto della generazione Z.. “Vorremmo parlare di come la voce degli scolari venga ignorata. Circa 8,5 milioni di ragazz* frequentano la scuola, ma spesso la loro parola viene messa in secondo piano”- ci dicono le due giovani autrici. “Gli studenti che pensano di abbandonare la scuola sono circa 70.000”, ribadiscono citando con precisione dati e fonti. E sottolineano “molti vengono bocciati per le troppe assenze nonostante abbiano un buona rendita scolastica, mentre altri a causa del loro malessere, pur stando a scuola”.
Dispersione scolastica che, secondo i dati INVALSI riportati nell’ultimo rapporto del Garante dell’Infanzia e dell’adolescenza, già in crescita prima della pandemia, si attestava nel 2020 al 13,1%. La punta di un iceberg che traghetta quasi 500 mila ragazzi e ragazze verso lo status di NEET (Not [engaged] in Education, Employment or Training). Secondo l'ultimo rapporto del Censis i giovani 18-24enni usciti precocemente dal sistema di istruzione e formazione sono il 12,7% a livello nazionale, contro una media europea di dispersione scolastica che si ferma al 9,7%.
Abbandoni non strettamente legati allo stato socio-economico, come nelle scorse settimane anche gli studenti del centralissimo liceo Berchet hanno raccontato pubblicamente. “Perché non possiamo essere liberi di esprimere le nostre necessità? Perché ciò di cui abbiamo bisogno dev’essere ignorato?”.
E tra le loro necessità spicca il diritto di sapere. Desiderio che la data reporters Carla ha espresso volendo progettare un’inchiesta sulla tossicodipenza e in generale di tutte le dipendenze, intitolata non a caso “Voglio sapere”. Un percorso di conoscenza e scoperta che ha cercato di trovare le risposte alle tante domande della giovane. Si muore di droga, si può uscirne? Quanti sono gli adolescenti che ne sono colpiti a Milano? Che cosa si può fare, cosa possono fare i ragazzi, la scuola e le famiglie? Non solo una percezione di un fenomeno, se l’indagine conoscitiva sul fenomeno del 2021 di Istat ci dice che già prima del nel 2019 erano già in aumento i ricoveri dei giovani per droga: i tassi hanno fatto registrare un aumento del 44% nel complesso e del 49% nei giovani di 15-24 anni considerando tutte le diagnosi (39,7 nel 2014, 59,3 nel 2019.
Il risultato della ricerca, intorno ad un tema drammatico anche per la gioventù milanese, ha fatto comprendere alla giovanissima data reporter come ci sia una via d’uscita ed esistano sul territorio strutture sociali pubbliche in grado di correre in aiuto alle ragazze e ai ragazzi che hanno iniziato a far uso di droghe o abuso di alcool. Ed essere di supporto alle famiglie come il Ser.D.- Servizio per le Dipendenze, che lavora per il contrasto e il trattamento delle dipendenze patologiche. Fino allo Spazio Blu dell’Asst SS Paolo e Carlo, dove vengono accolti ragazze e ragazzi che, dopo l’arresto per aver compiuto un reato legato alle dipendenze, accettano il percorso di riabilitazione e messa alla prova disposto dal giudice tutelare.
Un’inchiesta che potrebbe essere argomento di una delle prime puntate di Tutto nella norma, futura radio scolastica e partecipata dell’Istituto Kandinsky. Progettata dalla data reporter Francesca, come strumento di conoscenza, dialogo, ma anche divertimento tra gli studenti e gli insegnanti. Gestita e organizzata direttamente da ragazze e ragazzi, in grado di accompagnarli dall’allerta compiti, alla rubrica degli ex, ai temi più impegnati, fino alle recensioni di film e alla musica da ascoltare. Un “podcast in diretta” che potrebbe davvero dare voce al bisogno di ascolto che dobbiamo a questa generazione. Come loro stessi ci hanno insegnato in questo percorso, “nonostante le difficoltà della vita, tutti abbiamo la possibilità di scegliere la strada giusta”.