Il Rwanda sta vivendo in questi giorni la seconda e penultima settimana di campagna elettorale, in vista delle elezioni presidenziali che si terranno il prossimo 4 agosto.
Abbiamo chiesto al Direttore Programmi di ActionAid Rwanda, James Butare, di raccontarci come prosegue la sfida elettorale tra i candidati alla Presidenza e che clima si respira nel paese.
Butare ci tranquillizza dicendo che “al momento pare che non ci siano segnalazioni di episodi di violenza pre–elettorale”.
E ci spiega il quadro elettorale e afferma che “i candidati alla nomina di Capo di Stato sono tre, di cui, l’unico candidato indipendente è Philippe Mpayimana, ex insegnante di storia, attivista e scrittore di libri; il più giovane è Dr. Frank Habineza, 40 anni, portavoce e Presidente del Partito Democratico Verde del Ruanda, il partito d’opposizione. Il terzo candidato è invece l’attuale Presidente, Paul Kagame, in carica dal 2000, prima Vicepresidente e Ministro della Difesa. La sua candidatura è possibile perché sono state presentate delle petizioni al Parlamento, che hanno raccolto il 59% delle firme degli aventi diritto al voto (6.8 milioni), per richiedere il decadimento dei limiti temporali del mandato presidenziale.”
“Ancora oggi, l’attuale Presidente, Paul Kagame, è ritenuto il candidato favorito dagli elettori” aggiunge il Direttore. Qualunque sarà l’esito di queste elezioni, il futuro Presidente dovrà affrontare grandi sfide: “esercitare una buona governance, una leadership responsabile e trasparente e portare avanti una politica estera e di cooperazione bilaterale di alto profilo.”
ActionAid, insieme alle altre organizzazioni della società civile, chiede “programmi chiari, campagne inclusive basate sulle problematiche che colpiscono i Ruandesi comuni, come la povertà attraverso l’accesso ai servizi di base, il supporto alle iniziative della società civile, la fornitura di spazi per giovani e donne, l’aumento degli investimenti pubblici sia nell’agricoltura, al fine di sostenere le donne che lavorano nelle fattorie di piccole dimensioni, sia nell’educazione primaria che nei servizi pubblici dedicati alle donne.
ActionAid Rwanda è impegnata da 20 anni proprio su alcuni di questi temi su cui, però, chiede maggior attenzione politica e stanziamento di risorse pubbliche.
Solo nel 2016, grazie alle attività dei tre programmi locali finanziati dai donatori italiani, quasi 9mila contadini hanno cominciato a utilizzare nuove tecniche agricole clima-resilienti e un totale di 24.442 contadini hanno accresciuto la propria sicurezza alimentare.
Molti sono stati anche gli sforzi di ActionAid Rwanda per sradicare il fenomeno della violenza sulle donne. Nel 2016, i numeri dei casi denunciati dimostrano come il problema sia ancora vivo e radicato nella società. Per questo, ActionAid ha facilitato momenti di dialogo con le istituzioni, organizzato attività di sensibilizzazione per approfondire il tema, soprattutto al livello normativo e 3.870 donne si sono mobilitate contro la violenza sulle donne e le pratiche tradizionali lesive.